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  6 febbraio 2015

 

 

 

 

 

VERBALE DEL 6 FEBBRAIO 2015.

Su “Dio è Padre” si incentra la meditazione odierna suggerita dalla formazione di quest’anno che condividiamo con il gruppo Casilino 2.   Franca ha riflettuto sulla parola “Padre” perché nella sua vita è molto più presente Gesù rispetto al Padre, legato a un ricordo da bambina che lo presentava più astratto e severo. Questo brano le ha dato l’opportunità di  approfondire la sua figura che, nel vecchio  Testamento, Genesi,  appare subito come il Creatore e che  Isaia definisce  “Signore Tu sei nostro Padre, noi siamo argilla e Tu colui che ci dà forma”. L’appellativo di Padre ricorre poi insistentemente nel nuovo Testamento, in particolare nelle parole di Gesù che invita anche noi a pregarlo come “Padre Nostro”. Madre Speranza inoltre lasciandoci il meraviglioso messaggio della sua bontà paterna e della sua tenerezza di Madre, che ci cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di noi, ci dona un’immagine paterna infinitamente misericordiosa. Bontà e misericordia che Isaia stesso proclama nei salmi 120 e 135: “La tua bontà Signore sia con i buoni e con i retti di cuore”, “Presso il Signore è la Misericordia”, “Lodate il Signore perché è buono perché eterna è la sua misericordia” e tenerezza che Davide ricorda nel salmo 142: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutta la terra”. La “Dives in Misericordia”, continua Franca, esplicita questa figura come “Amore paterno, materno, sponsale: Padre che genera e provvede gratuitamente.  (Dio è bontà originaria e costitutiva). Padre che ha amore tenero e appassionato di una madre che conserva la traccia indelebile del figlio portato nelle viscere e sposo fedele. L’approfondimento la porta ancora a stupirsi e ad emozionarsi su questo dono d’amore che ha sacrificato il Figlio per la nostra salvezza  minacciata dalle nostre imperfezioni e cadute. “La Croce, dice Giovanni Paolo II, è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza dell’uomo”.
 La consapevolezza di quest’amore divino che si completa nella Santissima Trinità, la fa pregare “Gloria al Padre che mi ha creato e al Figlio che mi ha salvato e allo Spirito Santo che mi guida e mi illumina”.
Il coordinatore afferma che la “scoperta” dell’Amore Misericordioso gli ha fatto ridimensionare e capire la figura del proprio padre, burbero ed autoritario colpito dalle difficoltà della sua invalidità.
I nostri genitori sono intermediari, dice Suor Rifugio, ma nel grembo materno la vita la dà Dio. Lui è il nostro vero Padre dal quale l’anima vuole tornare. Il corpo è uno strumento terreno temporaneo e se non si è avuto un ideale di padre terreno, bisogna capire che il vero Padre è Dio. Ogni paternità ed autorità  viene da Dio che delega ai genitori il compito di educare i figli ed è una responsabilità. Noi solitamente non pensiamo al Padre che in realtà ha sofferto più del figlio. Gesù è l’immagine di Dio. Nel crocifisso, Gesù sta di fronte al Padre e ci esorta a pregare la S.S. Trinità che ci salva.
A Barbara del Casilino 2, questo I° capitolo ha fatto capire  le sue limitazioni nel non considerare nel giusto modo le persone a lei vicine, eretiche o tiepide nel cammino. Il messaggio rivoluzionario scoperto nei pensieri della Madre è che i battiti d’amore di Dio sono per tutti: “L’uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più abbandonato è amato con immensa tenerezza da Gesù, che è per lui un Padre e una tenera Madre”, un messaggio che era per lei incomprensibile e quasi inaccettabile per superbia, cadute e fughe. Come il figliol prodigo quel Padre si riversava invece su di lei, anima preziosa, ricercata ai suoi occhi: un Padre che vuole rimetterci in corsa. Nelle difficoltà e sofferenza non pregava, non gli chiedeva che cosa fare, rimanendo confusa ed annebbiata ma ha  scoperto in seguito la forza e la serenità dell’ abbandono fiducioso in Lui e il SI nel fare la sua volontà, anche, se il passaggio obbligato è la Croce.
“Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” costituisce, dice Rita,  il pungolo continuo che ci mette Madre Speranza. Aspirare alla santità le appariva presuntuoso perché le sembrava riservato dal Signore a pochi. Oggi, invece, siamo sollecitati a farci santi, siamo figli di Dio nella misura in cui aspiriamo alla santità. Dio è tre volte Santo ed è una caratteristica anche nostra che siamo fatti a sua immagine. Santa Teresina indicava la “Piccola via” verso la santità che dobbiamo trovare nel quotidiano abbandono al Signore. Dio dà la possibilità a tutti di essere suoi figli e soltanto coloro che lo vogliono, lo diventano. Madre Speranza era partita dalla casa paterna per entrare in convento e farsi Santa, una grande Santa. Rita dice di aver scoperto Dio Padre partecipando all’Incontro Coniugale. Quel Dio conosciuto fino allora, la intimoriva perciò non provava amore per Lui. Il messaggio della Madre le ha rivelato la vera immagine di Dio.
Nel libretto di formazione, si leggono insieme le parole di Madre Speranza che ricordano come lei abbia improntato da subito la sua vita mossa dal desiderio di santità (Sfogliando la Positio) e come il consiglio del Vescovo “a considerarsi una scopa disposta a tutto”, le sia stato d’aiuto nel suo intento.
Non è facile fare la scopa, afferma la segretaria perché nelle difficoltà siamo limitati dal carattere, dall’impazienza ma Suor Rifugio ci invita a far pulizia nel cuore.
La preghiera aiuta dicono Rossana e Paola (gruppo 2) e la fiducia e l’abbandono al progetto del Signore apre il cammino verso la santità. Entrambe lo hanno sperimentato superando le difficoltà e le sofferenze incontrate perché l’amore ha prevalso.
Per sperimentare l’amore, interviene Gilberto, occorre affrontare qualcosa di grosso, bisognerebbe avere una forma mentis disposta a cercare e trovare Dio, perché Lui c’è sempre in ogni momento e legge in tutti.
Al termine della condivisione comunitaria ci unisce la preghiera.
Sia lode a Gesù.  (Franca)