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  8 dicembre 2013

 

 

 

 

 

VERBALE DELL’8 DICEMBRE 2013

L’incontro di oggi, festa dell’Immacolata, ci invita a riflettere su “Credo la Resurrezione della carne” e “Credo la vita eterna. Amen”. Dopo la preghiera del Padre Nostro e dell’Ave Maria, Don Giuseppe, di cui si sintetizza l’intervento, si sofferma sulle  parole del “Salve Regina”: “A Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime” perché l’invocazione allo sguardo misericordioso di Maria è la soluzione alle molte difficoltà incontrate nella vita che è una valle di lacrime. Sotto il suo sguardo materno si ritrova infatti la speranza.
Recitando la nostra professione di fede, continua Don Giuseppe,  affermiamo  di credere nella resurrezione della carne ma dopo Gesù Risorto,  di chi abbiamo la  sicurezza della resurrezione?
L’abbiamo dal ladrone che, nel vedere la sofferenza del Cristo innocente, crocefisso accanto a lui, meritevole invece della punizione, gli chiede “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno.” A quel peccatore pubblico Gesù promette il Paradiso.
 E’ lui la prima persona risorta.
La Resurrezione è per noi tutti e per ben meditare su questa cosa straordinaria, percorriamo alla luce della LECTIO DIVINA la “Lettera di San Paolo ai Corinzi” (1 Cor 15,35-54).
 Don Giuseppe ricorda che il Cardinal Vallini punta molto su questo metodo strutturato nei tre momenti della LECTIO (lettura e ascolto delle parole del testo), della MEDITATIO (fare silenzio  e capire cosa dice il testo a se stessi), della CONTEMPLATIO
( davanti al Tabernacolo capire cosa Dio  chiede di cambiare nella propria vita). Pensiamo a Maria che ascolta le parole dell’Angelo e chiede come possa applicarle nella sua vita se non conosce uomo ma poi le incarna con “Ecco Ancilla Domini”.
Consideriamo che San Paolo scrive ai Corinzi, una comunità convertita al cristianesimo  e che Corinto era un porto, una città cosmopolita, dove erano approdate molte filosofie e culti diversi. La morte veniva esorcizzata con l’immortalità resa  dalla gloria umana, dalla bellezza, la discendenza nei figli. Paolo deve parlare dell’argomento più difficile, la Resurrezione, ai Greci che ignorano la Parola. Usa perciò due metafore, quella del grano e quella del vestito, poi parla del corpo incorruttibile, immagini a loro comprensibili. Nella prima parte della lettera infatti non fa riferimento all’anima (astratta) ma al corpo che entrerà in cielo se incorruttibile ed usa la luce che è importante perché una nave senza il faro non entra in porto. Il corpo celeste, dice, ha una luce celeste e il corpo terrestre una luce terrestre ma l’una è diversa dall’altra perché nella vita si porta la luce celeste se c’è santità. Si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale.
Aristotele diceva che l’uomo è un animale politico, ma per noi, la resurrezione dei corpi avviene nel Battesimo, nel quale il seme ci è stato dato. Nel suo discorso Paolo parla anche di un mistero perché non tutti moriremo ma tutti saremo trasformati in un istante. Il nostro corpo è perciò un corpo celeste perché c’è il seme dell’immortalità del Battesimo e saremo trasformati. Si semina animale (irruenza, istintività) e risorge spirituale, pieni di forza.
La seconda metafora, vestito (“ …è necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di immortalità”), richiama il vestito del battesimo e parla della veste dell’immortalità (non dobbiamo aspettare il suono del corno, ma è la parola di Dio che ci guida. Il battesimo si vive nell’ascolto fedele della Parola di Dio.
 Paolo perciò parla del corpo, più comprensibile per i Greci, ma alla fine annunzia il mistero della resurrezione per i morti e trasformazione per i vivi. La parola dà la vita. Papa Francesco dice che il vero vestito dell’uomo celeste è il vestito della misericordia. Uno ha un corpo senza misericordia e risorge con un vestito di misericordia. Dio è il primo che ha in mente la nostra resurrezione e noi siamo chiamati ad assecondare la sua Grazia come Madre Speranza che ha assecondato ciò che Dio voleva da lei.
Dante diceva che siamo stati creati per seguire virtude e conoscenza e noi possiamo rallentare la resurrezione che è il seme donato ma non cancellarla. La resurrezione dei corpi (anima e corpo per i cattolici) si avrà alla presenza di Gesù che giudicherà con misericordia (giudizio individuale).
Padre Pio diceva “Io mi fermerò alla soglia del Paradiso fintanto che non vedrò entrare tutti i miei figli”, così Madre Speranza è alla soglia del Paradiso che aspetta maternamente tutti i suoi figli spirituali.
Il corpo materiale subirà il giudizio universale che si unirà al corpo celeste che è in Paradiso e ci sarà la vita eterna. Il cristiano è una persona escatologica che vive la resurrezione e nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” (N.277) Papa Francesco esorta a far apparire i germogli della resurrezione perché con il perdono dove c’è morte si fa risorgere la vita.
La resurrezione è una forza senza uguali ed anche se assistiamo a ingiustizie, crudeltà, cattiverie, è certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo che prima o tardi produce un frutto.
Madre Speranza non si è mai vergognata di nessuno e accoglieva sempre tutti perché era sicura dei frutti della misericordia e che  un campo ostinato possa tornare a produrre la vita. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza e spesso l’essere umano esce da situazioni che paiono irreversibili.
“Credo nella Resurrezione” ed è importante credere, dice Papa Francesco nell’esortazione apostolica, che esistono i germogli di bene.
Dopo la LECTIO e la MEDITATIO la domanda è “Cosa mi chiede Dio” (CONTEMPLATIO) ed ognuno dovrà porsi davanti al Tabernacolo per l’intimo colloquio con il Signore.
Con la COLLATIO  cerchiamo di condividere con i fratelli riflessioni, dubbi, gioia, ansie e preoccupazioni maturati durante l’approfondimento.
Egidio B. interviene dicendo che possiamo arrivare alla resurrezione tramite il corpo perché valgono non soltanto  le buone intenzioni ma anche  le azioni faticose fatte con sacrificio. La morte si può intendere  morte spirituale se siamo sordi e non seguiamo il progetto di Dio ma se  il seme messo in terra o nel cuore  muore per potere crescere, la morte diventa progetto.
Mariella B. condivide il suo interrogativo su che cosa vuole Dio da lei e se lei è comunque in grado di capirlo ovvero se giustifica la sua incapacità o pigrizia. Si affaccia in lei la paura che il Signore avrebbe voluto qualcosa di più che non è stata invece capace di interpretare ritrovandosi tiepida alla sua chiamata.
Rita R. afferma che  il ripetersi periodicamente della nascita e Resurrezione di Gesù sono per noi occasioni per risorgere e capire che cosa significa risorgere. Gesù soffre nella passione perché caricato dei nostri peccati e noi invece la viviamo nella nostra incapacità e non siamo pienamente consapevoli di dover vivere i comandi del Signore. Risorgiamo e risorgiamo in Cristo che ha vinto tutte le debolezze umane, quando riusciremo a vincere tutte le nostre mancanze, rinnovandoci nel cuore, abbandonandoci alla sua volontà. Il cuore si dilata nell’amore come diceva Madre Speranza.
Don Giuseppe per meglio approfondire il “Credo la vita eterna”, fa riferimento al vangelo di Giovanni (11, 17-27) - vangelo sacramentale – che parla di segni (sei): Gesù dà dei segni che ci parlano di Lui (nozze di Cana in cui Egli è lo sposo; io sono la vite, voi i tralci; io sono la luce del  mondo ecc…..). Nell’episodio della morte di Lazzaro, Gesù si reca a Betania (che significa amicizia) chiamato da Marta sorella di Lazzaro, vista come l’indaffarata mentre Maria l’altra sorella è vista come la contemplativa. Durante  il funerale, Marta esce dal corteo e va incontro a Gesù ( occorre uscire dal lutto) per dirgli che a causa della sua assenza è morto il fratello. “Tuo fratello risusciterà, tornerà alla vita” “perchè Io sono la resurrezione e la vita e chi crede in me anche se muore vivrà”. Questa è la rivelazione e Marta crede.
Nel Vangelo di Giovanni si parla perciò di credere e vivere perché la fede profonda della Chiesa è credere nella vita eterna. Papa Benedetto XVI fa un esempio a proposito:
“Un bambino Andrea raccontava di un suo amico che gli chiedeva se volesse andare in Paradiso ma lui rispondeva che voleva restare con i suoi genitori”. Ecco, afferma il Papa emerito, la vita eterna è un rapporto tra gli esseri umani, la palestra della vita eterna è sulla terra. Essa è la pienezza dei rapporti umani. Don Giuseppe continua dicendo che la Comunione dei Santi (alle cose sante e sacramentali) si vive già sulla terra ma se non si è in Grazia di Dio non si vive la vita eterna. La Comunione dei Santi è anche vivere un rapporto di amicizia tra noi perché, dice Papa Francesco, “abbiamo globalizzato l’indifferenza”.
 La vita invece è solidarietà, comunione, guardare all’altro. Conquistiamo la vita eterna vivendo la pienezza dell’amore. Non tutti hanno la stessa misura ma in Cielo questa misura sarà piena e il Papa invita ad osare nella preghiera chiedendo la vita eterna, vita ricolma di Cristo. La nostra preghiera deve essere un aprire il nostro sguardo, la nostra visione allo sguardo di Dio.  La fede è un salto nel buio ma la lungimiranza porta a guardare oltre, a credere pur non vedendo. Occorre affidarsi come Madre Speranza che ha vissuto la sua  dimensione vittimale. Nel piano di Dio la morte di Lazzaro era un segno nella missione di Cristo. Se Dio permette tante sofferenze è per un fine più alto. Ricordiamo il sacrificio di Chiara Corbella morta a 28 anni per un tumore alla lingua scoperto al quinto mese di gravidanza che ha rimandato le cure per non compromettere il feto e che ha testimoniato come la sofferenza che non ha valore per il mondo, abbia invece tanto valore per il Signore.  La vita di Madre Speranza è stata un continuo “Eccomi” al Signore nell’accettazione docile delle persecuzioni, delle sofferenze, delle fatiche. La fede è un dono di Dio e la beatificazione di Madre Speranza sia un segno per credere maggiormente alla Chiesa. Diversamente da Lutero infatti, che si staccò dalla Chiesa di Roma  per i suoi scandali, San Filippo Neri rimase in essa per cercare di rinnovarla dall’interno, così anche noi dobbiamo sentire l’invito nella nostra vita, nella comunità, nel gruppo a far vivere i germogli della resurrezione.
Sia lode a Gesù

Franca