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  10 marzo 2013

 

 

 

 

 

VERBALE DEL 10 MARZO 2013

 

Continua la riflessione odierna alla luce del Credo   “ ….in Dio Padre Onnipotente”. Dopo l’invocazione allo Spirito Santo e la preghiera al Padre Nostro e a Maria Santissima, si legge il primo e secondo paragrafo del Credo del Popolo di Dio di Paolo VI, il Vangelo di Giovanni 14,8-11e la lettera ai Romani 8,14-17.
Momenti di silenzio stimolano alla comprensione e alla meditazione della Parola, seguiti dalla lettura della Catechesi di Benedetto XVI del 30 gennaio u.s. su “Dio è Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra” che ci riporta all’immagine del Dio Padre buono e tenera Madre annunciato da Madre Speranza.
Purtroppo, interviene Renato P., spesso non vediamo, come l’apostolo Filippo, il volto del Padre che si incarna e dobbiamo imparare a coglierlo soprattutto nelle persone a noi vicine. Dobbiamo tenere aperto l’occhio spirituale e dare attenzione al coniuge pur nelle sue imperfezioni.
Non è che non si conosca il Padre, dice Suor Rifugio, ma stentiamo a riconoscerlo sebbene si manifesti  e si esprima generando continuamente il Figlio come uomo comprensibile. Gesù afferma   “Io sono il Padre”  facendolo vedere attraverso le sue scelte, le sue parole, le sue sofferenze. Chi vede Gesù vede il Padre, espressione del Dio invisibile. Occorre avere un rapporto filiale con Dio, una relazione con Lui.
Quello che dobbiamo credere lo troviamo nel Credo, quello che dobbiamo fare, nei Comandamenti, quello che dobbiamo chiedere, nella preghiera, quello che dobbiamo ricevere, nei Sacramenti. La Madonna ce lo ha indicato nei suoi messaggi perché quanti riceveranno quotidianamente la Comunione rischieranno di non passare per il Purgatorio, la morte così ci troverà pronti.
La nostra relazione filiale è importante: un figlio che sbaglia va riabbracciato e perdonato e a proposito Elisabetta L. chiede se il pentimento che consegua a un cammino di errori possa portare alla Luce. L’amore perfetto, continua Suor Rifugio, conduce al Paradiso perché il peccato deve essere riparato ma la riparazione, interviene Luciana P., deve essere fatta bene ma in che modo?
Con la carità, risponde Suor Rifugio, sebbene alcuni peccati come l’aborto, non si possano riparare di per sé ma solo con azioni buone. I peccati del pensiero che negano Dio come la bestemmia vanno riparati con la preghiera e la penitenza. Il Vangelo ci offre l’esempio del  buon ladrone che, sulla croce,  riconoscendo il Nazareno quale  Figlio di Dio e la giusta punizione per il suo peccato, ha accettato la  morte come riparazione.
Quanto ognuno sia responsabile dei propri errori lo sa comunque soltanto il Signore.
Rita R. considera che prendere coscienza del proprio peccato porta sofferenza continua che trasformata in offerta dà redenzione.  Con la riparazione si riallaccia la relazione con Dio, continua Luciana P. e Suor Rifugio chiarisce che l’anima del bambino abortito si presenta al Signore per chiedere perdono per i suoi genitori. Ogni peccato ci lega agli altri perché sono tutti legati nella catena della vita. La relazione di felicità ricomincia con il Sacramento della Riconciliazione. “La superbia muore tre giorni dopo di noi” diceva Papa Luciani ma importante è lottare affinché il Signore ci trovi pronti.
Infatti l’andare solo a messa, afferma Luciana B. e trascurare l’osservanza dei Comandamenti e non avere piena conoscenza dei vizi capitali non porta a un vero cammino.
La confessione , dice Maria Teresa C., è per molti difficile ma il cammino spirituale che lavora dentro ciascuno, ricorda Suor Rifugio, aiuta ad affrontare le prove della vita. Il rapporto con Dio deve essere forte e il cammino deve essere vero perché deve far cambiare dentro. Non bisogna aver paura del male perché Dio aiuta a sconfiggerlo.
Caterina B. si interroga sul pregare  insieme come coppia affermando che riflettere sugli avvenimenti del quotidiano è già preghiera ed Elisabetta L. ricorda che in ogni nostra azione dovremmo agire alla luce del pensiero di Dio.
Bisognerebbe accettare tutto dell’altro, continua Suor Rifugio, per non bloccare la rivelazione e riuscire ad avere la comunione dei cuori. I difetti rientranti nei vizi capitali li imponiamo non li riveliamo. Occorre invece avere la consapevolezza di quello che si è realmente come nel Cantico dei Cantici dove si legge “Bruna sono ma bella”.
La contemplazione è la ricerca della conversione del cuore, partecipa Gilberto B., per poter vedere le cose  come le vede Dio così anche nelle prove e nelle difficoltà dovremmo pensare con la mente di Dio.
Il cammino è faticoso, ripete Suor Rifugio ma dobbiamo superare gli ostacoli, dobbiamo chiedere al Signore di fare luce in noi stessi. La trappola in cui non cadere, sono i difetti dell’altro che diventano indotti con intolleranza, superbia, orgoglio.
 La misericordia ci deve aiutare e le provocazioni non ci devono far sbagliare. Dobbiamo chiedere al Signore di farci vivere nella verità accettando i difetti ed esercitando le virtù. Il Signore lavora tramite tutto e tutti e la Vergine, dice Elisabetta L., si esprime sempre nei suoi messaggi, con dolcezza verso i peccatori.
Non bisogna mai sentirsi arrivati nel cammino spirituale, ricorda Gilberto B., perché il volto di Dio si scopre e si riscopre in ogni momento della vita. Con volontà umile e con attenzione costante si tende alla meta.
Dobbiamo scavalcare il volto umano, interviene Renato P., ricercando nell’altro quel qualcosa che Dio vuole comunicarci. L’ascolto è fondamentale.
Se Pilato si fosse messo alla ricerca di Dio, considera Rossana S., non si sarebbe lavato le mani. Occorre essere umili come agnelli, pronti a cogliere la manifestazione divina, riscoprendo il nostro battesimo.
Pregare per l’altro, dice Elisabetta, porta benefici e questi si sentono.
La contemplazione della natura, comunica Guglielmo M., gli ha rivelato fin da bambino la presenza di Dio. Osservare le stelle con il telescopio lo avvicinava al divino ma poi, crescendo, ha sperimentato coll’allontanamento dal Signore la depressione, successivamente  superata,  che lo ha fatto crescere nella fede e nella preghiera.
L’amore di Dio, afferma Rossana S., non si consuma come rivelato a Mosè e ad Abramo e la Madre Speranza, serva inutile, sempre fiduciosa nel progetto divino, ci ha dimostrato come   facendo tutto per amore, sia riuscita a fare quanto Lui le chiedeva. Il Signore non vuole che ci perdiamo, siamo suoi figli e  se togliamo le bende dagli occhi e apriamo il nostro cuore riusciamo a renderci migliori.
Il seme religioso le è stato dato nel giorno del battesimo ma il Dio severo della sua infanzia è stato trasformato poi nel Dio misericordioso che si preoccupa di lei attraverso  segni. Gli idoli della vita vanno scansati credendo e contraccambiando l’amore di Dio.
Rita si è resa conto della mancanza di Maria nella sua vita durante il pellegrinaggio a Medjugorie. Prima, nelle difficoltà, si rivolgeva solo a Gesù e la scoperta di Dio Padre è stata per lei una rivelazione profonda ma Maria porta a Gesù e Gesù porta al Padre e la preghiera l’ha avvicinata a questa figura materna di cui oggi, nel mondo attuale, è  mancata la conoscenza. E’ una figura invece che dovrebbe essere più esaltata e venerata.
Occorre rielaborare infatti la figura di Maria al centro della SS. Trinità, interviene Luciana P., come porta per arrivare a Dio.
“Noi crediamo in Dio Padre Onnipotente” e Bruno ricorda che da bambini era semplice e naturale credere, mentre da adulti, diventiamo cristiani comodi e tiepidi e non prestiamo attenzione ai messaggi soprannaturali di alcuni mistici che  dovrebbero condurci alla conversione. Dobbiamo credere e riflettere sul nostro voler bene al Signore. Lo Spirito Santo è costantemente su di noi e dobbiamo credere con la nostra vita ma nelle rivelazioni private, afferma Suor Rifugio, bisogna usare prudenza perché esse parlano la lingua del Signore qualora la vita del mistico sia conforme al Vangelo.

 

Dopo la condivisione i presenti si raccolgono in preghiera e si danno appuntamento per le varie celebrazioni programmate per la Quaresima.

Sia lode a Gesù

Franca