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  9 dicembre 2012

 

 

 

 

 

VERBALE DEL 9 DICEMBRE 2012

L’incontro odierno ci vede riuniti prima dell’Avvento  per riflettere su   “Annunciare al mondo il LOGOS: dalla Parola alla missione della Chiesa” e “La testimonianza cristiana: i cristiani testimoni della PAROLA”.
 Don Giuseppe  che oggi  ci guida nella formazione, ammette di sentirsi come Gesù Bambino in mezzo ai dottori della legge pronto ad arricchirsi nel carisma dell’Amore Misericordioso. In questo giorno, il Signore ha qualcosa da dirci perché la Parola è un vento che vuole portare un po’ di speranza nella nostra vita. La Parola non giudica.
Don Giuseppe ci riporta al metodo della LECTIO DIVINA,  scoperta nel secolo V dai monaci di Guido il Certosino che stabilì una “Scala” di sette gradi. Successivamente si formarono altre scuole come quella gesuitica.
 Il Cardinal Martini, ricco di un lungo cammino pastorale fondamentale, ha lasciato detto che essa si compone di tre passi:

  1. LECTIO cioè cosa dice la Parola di Dio
  2. MEDITATIO cioè cosa dice a me la Parola di Dio che va letta per innamorarsene.  Sono passaggi importanti perché Gesù ha predicato per tre anni la Parola celebrando invece una sola volta l’Eucarestia. I Sacramenti infatti devono essere accompagnati dalla Parola per non cadere nel fanatismo. Ricordiamo come Maria sia stata docile alla Parola “Avvenga di me secondo la tua Parola”, perciò  la MEDITATIO  significa farsi trafiggere dalla parola di Dio. Nella Lettera agli Ebrei (cap.4, 12-13) troviamo scritto: “ La Parola è viva efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio”, essa perciò è viva ed energica , non è un libro. E’ come un vento che soffia a 100 Km. orari che fa sbandare e al quale nessuno può restare indifferente. Se pensiamo alla Divina Commedia e all’Inno di Mameli letti e spiegati da Roberto  Benigni proviamo dei brividi per le emozioni che ci suscitano, eppure sono opere scritte da uomini. Come può allora non far venire i brividi la Parola di Dio? E’ forse colpa dei preti? La Parabola del Buon Samaritano e l’episodio delle Nozze di Cana sono taglienti, a doppio taglio ed energici e Sant’Ignazio affermava che la Parola “Penetra fino all’intimo dell’anima e dello Spirito, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”, quindi una spada a doppio taglio che arriva al cuore. In esso infatti c’è una stanza segreta (sentimenti, pensieri) in cui entra la Parola di Dio che, se accolta, fa sentire e pensare diversamente. Anche l’ascolto della Parola durante la messa, porta a un cambiamento. La LECTIO Divina di oggi non va soltanto capita ma deve operare un mutamento dei sentimenti con l’aiuto dello Spirito Santo.
  3. ORATIO (preghiera) conduce al dialogo con Dio dopo la meditazione. A Lui si apre il cuore. Il libretto di formazione dei LAM contempla entrambi i metodi, quello di Guido il Certosino e quello del Cardinal Martini, invitandoci a trovare la parola chiave, una frase cioè  del Vangelo proposto, che ha attirato la nostra attenzione, perché da essa si giunge all’orazione.
  4. CONTEMPLATIO richiede l’adorazione in ginocchio in Chiesa davanti al Santissimo, per capire profondamente la Parola. Il vero Maestro è Gesù al quale si chiede “Signore che cosa vuoi che io faccia?” La conversione vera avviene infatti in ginocchio e la contemplazione, sempre in ginocchio, fa comprendere che Gesù ha dato la sua vita per noi.
  5. COLLATIO cioè SINODOS, camminare insieme.  Missione e testimonianza sono due termini che ci pongono di fronte alla missione del laico dell’Amore Misericordioso che deve riferirsi agli insegnamenti scritti da Madre Speranza alla quale Gesù ha affidato una missione specifica. Il testo di Marco cap. 16, 14-18, sul quale ci soffermiamo è posto al termine del suo Vangelo (  Marco non era un discepolo di Gesù, bensì  il segretario di Pietro e da questi ha ricevuto testimonianza). Secondo la tradizione è il più antico scritto per i Romani e Giovanni Paolo II, nel Giubileo del 2000, lo ha voluto consegnare a tutte le famiglie durante la missione cittadina . San Marco è rappresentato da un leone e il suo Vangelo, detto del catecumeno, che inizia con la profezia di Isaia  sulla  “Voce di uno che grida nel deserto” che preparerà la via del Signore e che finisce con l’ammissione del centurione “Davvero quest’uomo era figlio di Dio”, cerca di trasmettere alle genti che Gesù è il figlio di Dio. In tale capitolo, Gesù dopo la Resurrezione in cui si era manifestato a Maria di Magdala, appare agli undici apostoli riuniti nel cenacolo per rimproverarli per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. Infatti viene messa in discussione la loro fede. Il Papa ha indetto l’anno della fede perché ogni cristiano si confronti con essa soprattutto nei momenti di difficoltà. Maria era piena di grazia cioè piena di fede avendo concepito prima nell’anima e poi nel corpo. Sarebbe stata la Madre dell’Altissimo eppure si ritrovò con il figlio morto tra le braccia, vedova, messa alla gogna mediatica in una società maschilista. Se non avesse avuto fede, non avrebbe continuato il suo cammino accanto  agli apostoli. E come Lei, i laici devono scoprire se credono o non credono. Nel brano di Marco, Gesù rimprovera quindi gli undici per l’incredulità e durezza di cuore, cioè per la mancanza di speranza, per un cuore ormai morto. Il brano presenta Gesù morto e risorto e i discepoli vivi ma morti dentro. Per credere a Gesù, bisogna lasciare che Lui venga al nostro sepolcro come fece con gli 11 apostoli. Con la sua Parola, Gesù ci aiuta ad uscire dall’incredulità e dalla mancanza di speranza offrendoci la soluzione di annunciare la fede a tutto il mondo. Giovanni Paolo II diceva “Chi non trasmette la fede la perde” e trasmettere la fede significa perciò annunciarla agli altri predicando il Vangelo. Per  uscire dal sepolcro, Gesù dà  dei segni per quelli che credono: andare ad annunciate il Vangelo e nel suo nome scacciare i demoni. Il discorso della missione è incentrato quindi sulla fede. Il demonio siamo noi stessi assoggettati all’invidia, alla lussuria, all’egoismo. Se si mettono da parte pensieri e sentimenti propri, Gesù parla in noi offrendo la pace interiore. I segni accompagnano il credente che parlerà anche lingue nuove cioè la lingua di Gesù che è la misericordia e prenderà in mano i serpenti, scaccerà cioè il male da ognuno e tutto ciò che fa paura. Non bisogna allontanarsi quindi dai serpenti ma occorre prenderli in mano affrontando la realtà. Chi crede sarà immune dal veleno. Il Vangelo di Marco parla di tutte le potenzialità di  un cristiano ma il punto di partenza è comunque la fede. La forma migliore per leggere la Parola di Dio è il riferimento biblico e gli altri testi della Chiesa, ricordando che San Carlo Borromeo metteva a riferimento il tronco (meditazione) e i rami dell’ albero ( approfondimento). Dalla LECTIO in cui ci siamo immersi, passiamo alla MEDITATIO che  porta a soffermarci sul nostro carisma, come cioè  Madre Speranza ha meditato questo Vangelo. La Madre ci ha detto di annunciare il Vangelo, la buona novella che consiste nel far conoscere al mondo intero l’Amore e la Misericordia del Signore accompagnati dai segni che sono non le parole eloquenti ma la nostra vita. La nostra vita è un ventaglio eloquente, una vita d’amore, di sacrificio, di abnegazione, negando se stessi e aiutando chi è nelle difficoltà. “Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso”. La carità va esercitata soprattutto verso i più peccatori e i laici dell’Amore Misericordioso devono avere predilezione per il peccatore come ha fatto Gesù. Il laico dell’Amore Misericordioso deve offrire questa luce. Madre Speranza innamorata del Bambin Gesù ha detto che anche l’uomo più perverso e  più abbandonato e miserabile è amato da Lui con tenerezza immensa.

Per l’ORATIO, chiediamo l’aiuto dello Spirito Santo.
Affermava San Girolamo che “l’ignoranza delle scritture è ignoranza di Cristo” e chiedeva perciò nella preghiera il dono del suo spirito.  Andando a Betlemme per tradurre la Bibbia dall’ebraico e dal greco  in latino, il Santo pregò che gli venisse donato lo Spirito divino per riscrivere nel suo cuore le parole riportate sulla carta.
Con la COLLATIO si condivide in pace e serenità la Parola.
Il nostro Carisma che ci dice di amare tutti senza distinzione e di più il peccatore, ci invita quindi ad avere un amore di complicità, un eccesso d’amore che tende a coprire tutto.
 A proposito ricordiamo che Papa Benedetto XVI, prima di diventare pontefice, in un’intervista con i mass-media, usò la figura   del profeta Amos che rispose ad Amasia ( cap. VII, versetto 14) :
“Non ero profeta, né figlio di profeta, ero pastore e incisore di sicomori” per indicare che la missione di Dio si trasmette cercando di far maturare le persone nella verità con la parola di Dio ( gli incisori di sicomori pungevano i frutti acerbi di questi alberi per renderli commestibili, accelerando così il processo di crescita e maturazione).
Nella società attuale  manca Dio e il cristiano radicato in Cristo deve impegnarsi per cambiarla. La politica è la forma più alta di carità dice il Papa, se si ama la comunità.
Al termine dell’intervento di Don Giuseppe (di cui si è riportata una sintesi) seguono  richieste di chiarimenti e riflessioni personali. La preghiera comunitaria conclude infine la giornata.
Sia lode a Gesù.

Franca