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  11 novembre 2012

 

 

 

 

 

VERBALE DELL’11 NOVEMBRE 2012

La formazione di oggi ci invita a riflettere su “La Liturgia: il luogo privilegiato della parola di Dio” e su “La Parola di Dio nel quotidiano” riportando il Vangelo di Luca (4,16-21),  ( 4,4) e la prima lettera di Pietro (3,13-15). Dopo la preghiera comunitaria e una breve introduzione alla Parola da parte del segretario, la lettura del Vangelo di Luca  introduce al silenzio e all’intimità.
Suor Rifugio spiega che il brano di Luca conferma, in questo anno della fede, la gloria di Dio nel presente  e che essa ci aspetta nell’ eternità e ci mostra come le parole del profeta Isaia si siano realizzate sia nei miracoli fisici operati da Gesù, sia in quelli dell’anima (cecità). L’ascolto della Parola di Dio comporta quindi un sentire diverso, un sentire nella fede perché Gesù agisce nel mondo e realizza i suoi progetti nonostante che questo remi al contrario. Dobbiamo perciò essere fedeli a quanto  Lui ci dice  e dobbiamo avere certezza della sua presenza.
“Vi lascio la preziosa eredità che io stessa ho ricevuta” affermava Madre Speranza facendoci comprendere  che le cose cattive non sono da attribuire a Dio. I dubbi che si affacciano durante le avversità, non devono sfiorarci sulla dimenticanza da parte di Dio perché Il male purtroppo esiste e il peccato è la sua conseguenza. Guardiamo  a  Maria  che, fedele,  custodiva   in sé il Mistero Divino.  Bisogna sempre  rimettersi alla volontà di Dio al quale vanno chiesti  miracoli solo se questi sono un bene per la nostra anima. La capacità di camminare sul sentiero di santità e la fede viva sono i doni dello Spirito e  nelle mani di Dio, che è Padre e tenera Madre, vanno rimesse le contrarietà della vita. La croce è come l’aereo che ci porta in Paradiso, lì ci lascia per poi tornare indietro a prendere qualcun altro. Dobbiamo riuscire ad abbracciarla con dignità e volontà.
Durante la sua malattia, dice Luciana B., ha sperimentato cosa vuol dire fare la volontà di Dio perché nella sofferenza si riceve una visione diversa ed essenziale della realtà ringraziando il Signore e Madre Speranza quale artefice del messaggio di un amore grande, l’Amore Misericordioso.
Noi siamo, interviene Silvia P., come dei bimbi capricciosi che vogliono tutto e subito ma questo non li porterebbe alla crescita e alla maturazione del carattere. Così anche l’Essere Superiore sa cosa è meglio per noi perché guarda alla nostra maturazione nella fede.
Naturalmente, precisa Suor Rifugio, Dio ci concede ciò che ci serve ma se il cuore è indurito, ci lascia liberi di fare le nostre scelte sbagliate e  per rimediarle, a volte, non è sufficiente una vita intera. I Comandamenti, per chi ama Dio, costituiscono una barriera per le proprie fragilità e lo Spirito di fede aiuta a risparmiare tanto male.
Purtroppo, sostiene Caterina B., la scelta del peccato ricade sempre sugli altri.
Il male va riparato, ricorda il coodinatore, come precisato da Don Fabio Rosini nella catechesi biblica “Quante volte dovrò perdonargli?” tenuta al Convegno  “Dalla Misericordia al Perdono” del 5-8 febbraio 2011 di Collevalenza, ma la ferita rimane.
Gesù con la predicazione nella Sinagoga, dice Egidio B., ritornando al testo di Luca, celebra la sua vita. La Liturgia è fonte di vita cristiana e traguardo a cui dobbiamo tendere, perciò in essa e con essa, dobbiamo anche noi celebrare la nostra vita alla luce della Parola di Dio. Si studia, si vive, si celebra, si attua.
In tutti i Sacramenti ci innestiamo nel Mistero di Dio, precisa Suor Rifugio, purché li si viva veramente e consapevolmente.
Chi riceve l’Eucarestia tutti i giorni e bene   potrebbe non passare per il Purgatorio. Infatti la difficoltà sta nell’essere inconseguenti e intemperanti con quanto detto nella Liturgia. Il peccato va riparato con la propria vita ma i suoi effetti rimangono per la mancanza d’amore causata. Solo l’Amore perfetto porta in Paradiso.
Abbracciare la propria croce ed offrirla, afferma Luciana P., può essere segno di riparazione, come la Maddalena, aggiunge ancora Suor Rifugio, che ha riparato con sacrifici e penitenze. Ritenersi giusti perché non si è usciti dalla Casa del Padre, non basta.
Maria Teresa, invece, pensa che la sofferenza fisica non possa essere motivo di riparazione ma l’uomo, risponde Suor Rifugio, col tempo si orienta verso Dio ed impara a fare della propria vita un’offerta a Lui.
Occorre imparare anche a utilizzare meglio i momenti delle proprie fragilità.
Nel quotidiano, afferma Mariella B., ha impegnato il suo tempo a chiedere sempre l’aiuto divino e Rossana S., indica come la Parola sia la via che porta a vivere la Liturgia e a conoscere la verità perché nel sacrificio della messa, impariamo a vivere giorno dopo giorno.  La preghiera allo Spirito Santo aiuta a seguire l’omelia nella Liturgia  per imparare a crescere nella Parola, a vivere in Comunità con i fratelli.
Renzo si è soffermato sulle parole del brano di Luca “ ….apertolo trovò il passo…..” che gli confermano la presenza di Dio e la  risposta alle sue domande ogni qualvolta apre a caso il Vangelo. La parola di Dio infatti è Dio stesso che si ripropone dall’eternità in quell’ ”oggi”. La vita nuova è offerta a tutti coloro che soffrono e la Liturgia, quale luogo privilegiato, richiama a un’attenzione viva da parte del fedele.
Sant’ Expeditus, ricorda Silvia P., invitava a fare il bene oggi e non rimandarlo a domani e Guglielmo nota come i sofferenti del tempo di Gesù, considerati lontani da Dio e quindi condannati, fossero in realtà i privilegiati del Regno.
Il “ ….predicare un anno di grazia…” fa venire in mente a Renato P., un tempo di peccato in cui occorre riparare ma il peccato, dice, è talmente ampio che si propaga e dobbiamo perciò porre attenzione a quel tempo di grazia che abbiamo per cogliere le occasioni dateci dal Signore perché i momenti sono brevi e possono sfuggirci di mano. Il Signore ci aspetta ma se non ripariamo, dobbiamo riparare in Purgatorio.
Egidio B. concorda con quanto detto da Renato P.  ma precisa che l’anno di Grazia non è un tempo limitato perché IL Signore è una fonte viva continua. Tutti gli anni sono anni di fede, di speranza e di carità. Il Signore dà la grazia ogni giorno, ogni minuto e non va sprecata. Il Seminatore semina sempre e gli va data la risposta feconda.
Suor Rifugio ricorda che nel periodo della passione, Gesù, rivolgendosi a Giuda, gli dice che il tempo è finito. Noi infatti abbiamo la temporaneità non il tempo ed ogni cosa finisce, per questo occorre radicalità e impegno. Dio ama tutti e vuole trovare anime più fervorose ed impegnate. Come Madre Speranza che ha avuto un cammino di fede, anche noi dovremmo esprimere il Cuore di Gesù. A quali opere bisogna orientarsi? Il Cuore di Dio, Amore Misericordioso, è per tutto e dobbiamo esprimerlo sia nel quotidiano, sia più lontano. Purtroppo non è facile, interviene Maria Teresa C., perché molte persone contestano e scansano quanti cercano di testimoniarlo a chi si trova nella sofferenza. Occorre far capire che l’uomo, dice Rita R., è fatto per la felicità e non è il male che viene da Dio.
Con le sue riflessioni scritte, Luciana P., condivide con il gruppo il sentirsi amata e scrutata dentro dall’ascolto della Liturgia, perché Dio vive in quella Parola e vuole che si concretizzi nel quotidiano come una lampada luminosa. Non sempre è facile ascoltare e non approfondire comporta un arresto nella crescita spirituale. Rispondere invece a Cristo significa conformarsi a Lui.
Luciana B. ricorda invece che l’uomo è stato creato per vivere per Dio  e la morte non deve spaventare. Mettendo in pratica la Parola, si risponde alla missione affidata nel tempo che è stato dato ad ognuno.
“Dio non ci parla per dilettarci ma per santificarci….” (Las Esclavas pp.440-441)  questi consigli di Madre Speranza portano ad  ulteriore meditazione.
La lettura del Vangelo di Luca (4,4) e della prima lettera di Pietro (1Pt 3,13-15) introducono la riflessione su “Parola di Dio nel quotidiano” di cui Egidio B. riporta la frase di Pietro “…pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” per far intendere che in presenza della  difficoltà ad esprimere la speranza da parte di qualcuno, è sufficiente un atteggiamento d’amore che diventa raggio dell’Amore di Dio.
Mariella B. avverte la necessità di leggere le letture del giorno perché questo l’aiuta a uniformarsi a quanto le viene chiesto quel giorno.
Infatti, dice Suor Rifugio, la lettura del Vangelo implica difficoltà per il male perché “beati i perseguitati per amore della giustizia”.
Sant’Ignazio, in tarda età, non rinnegò la fede nonostante le persecuzioni perché se la fede è viva, diventa certa e fa portare avanti il progetto di Dio, costi quel che costi. Come fu anche per Madre Speranza che nel quotidiano si dimostrò comunque esigente, stimolante e correttiva. I laici dell’Amore Misericordioso devono perciò testimoniare l’ adesione a Dio con radicalità.
 La testimonianza cristiana, afferma Pina L., insegnante elementare, va posta agli altri nel giusto modo come nei confronti dei fratelli mussulmani, che accettano la partecipazione scolastica alle recite natalizie dove si rivive la natività, in quanto considerano Gesù un grande profeta.
La Madonna del parto, custodita a Valencia, informa Bruno S., è venerata da cristiani e non cristiani.
La lettura quotidiana del Vangelo arricchisce l’animo, conferma Luciana P.,  sebbene nei momenti di difficoltà si affaccino dubbi ed incertezze ma laddove vacilla la fede, dice Egidio, sovvengono la speranza e la carità perché le tre virtù cardinali procedono insieme e vanno vissute insieme.
I dubbi  vanno offerti nella preghiera, consiglia Suor Rifugio ricordando la passione del Cristo “ Dio mio, Dio mio allontana da me questo calice ma non la mia ma la tua volontà sia fatta”, perché nella prova ci si fortifica.
Anche Rita R. è convinta che i momenti di sconforto, quali segni del male, vadano combattuti con la fede perché il Signore vuole il nostro bene.
La fede di Madre Speranza, dice il coordinatore, era però sostenuta dal’intimità con Lui che vedeva e le parlava nelle sue estasi, per noi, invece, non sempre è facile capire nella sofferenza la volontà del Signore Nel Sacramento della Confessione opera la grazia di Dio, precisa Suor Rifugio, e una difficoltà o un problema possono in esso trovare luce. Ci sono situazioni dure che mettono alla prova ma se possiamo fare qualcosa per noi, non possiamo fare molto per gli altri se non pregare.
 La preghiera viene sempre ascoltata e la sofferenza offerta acquista sempre valore pur in mancanza di risultati.
Nella preghiera Rossana S. ha trovato una fede e una speranza certe. Come la Chiesa cresce per i Sacramenti e la Parola, così anche lei si è impegnata a mettere in pratica le tre virtù nelle contraddizioni.
Elisabetta S. e Fabrizio S. hanno sperimentato difficoltà e conosciuto nella preghiera la volontà di Dio.
L’Eucarestia, riflette Luciana P., ci nutre, essa è un collegamento con Gesù e dobbiamo spezzarci, farci piccole ostie. Ubbidire a Dio, alla sua Parola è il pane spirituale nel quotidiano e noi diveniamo pane d’amore quando ci spezziamo per gli altri. Comunione che si realizza con temperanza.
 Rita richiama la prima lettera di Pietro soffermandosi sulle parole “ E chi vi potrà fare del male…” e “ E se anche doveste soffrire per la giustizia…” che sembrano voler offrire il rimedio, quello di adorare il Signore nei propri cuori per stabilire un dialogo continuo con Lui. L’intimità scaturisce dalla preghiera e dal rispetto della sua Parola, tanto che i dubbi e gli sconforti scompaiono. Nelle parole di Madre Speranza che diceva pregando “ Fa’ che si compia sempre la tua volontà, anche se non la capisco”, percepiamo come nell’adorazione eucaristica,  si possa capire quale sia la volontà del Signore.
L’incontro con il Signore e la fede devono essere il tempio dello Spirito Santo che ci aiuta nel cammino.
Più cresce la conoscenza di Gesù, dice Suor Rifugio,  più perdono di significato le altre cose del mondo. Quando si scopre la verità di Dio, quello che ci dice diventa nostro e Lui diventa tutto in tutti. Anche per noi  deve essere così: il nostro pensiero deve essere orientato a Lui nelle piccole cose del giorno. Lui deve diventare l’interlocutore interiore con il quale confrontarsi. Come un figlio che vive sempre nel cuore, così Dio deve essere una parte dentro di noi. La Madre Speranza vedeva Gesù ma era obbediente al comandamento della Chiesa, unica garanzia. Quando il Signore le chiedeva cose grandi e non c’erano risultati, rimaneva radicata nella fede.
Seguono momenti di preghiera comunitaria e gli avvisi per poi ritrovarsi alle ore 14 per la verifica annuale del cammino di formazione.
Sia lode a Gesù.

Franca