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  10 giugno 2012

 

 

 

 

 

Verbale del 10 giugno 2012

L’esperienza di Emmaus : ricentrare la vita nella Parola eucaristica” introduce con il Vangelo di Luca (24,25-32) l’incontro odierno per approfondire, condividere insieme la Parola e concretizzarla nel proprio quptidiano.
Il brano, dice Rossana S., affascina perché ricco di emozione nell’accogliere il Maestro ancora vivo e presente in mezzo ai discepoli. I due, sfiduciati dagli avvenimenti, ritrovano la luce e la speranza per tornare a Gerusalemme ed annunciare quanto hanno visto. Anche noi, nelle difficoltà della vita, vinti dalla sfiducia, ritroviamo nella Pasqua la speranza del Gesù risorto.
Suor Rifugio invita ad immedesimarci nella lettura dei  passi della Sacra Scrittura perché la Parola ha forza in sé e occorre capire che Gesù è entrato nella storia dell’uomo con la forza della divinità; non è sceso dalla Croce per salvare se stesso ma ha donato se stesso. Bisogna perciò leggere e capire la Resurrezione per farne esperienza viva. I due discepoli che lo vedono e non lo riconoscono, lo riconoscono soltanto nell’Eucarestia perché attingono forza dalla presenza reale di Cristo. I tempi attuali ci hanno fatto licenziare fede e ragione senza andare oltre e il Papa ci invita a riappropriarci della filosofia perché la Rivelazione ci conduce al Soprannaturale.
 I discepoli di Emmaus infatti, all’inizio, non afferrano  la novità della venuta di Cristo ma consumando con Lui e in Lui il pane benedetto comprendono il perché il cuore ardeva lungo il cammino. Oggi purtroppo la vita viene vista senza Dio.
“Più  sperimento la miseria, afferma Roberto C., più sperimento la ricchezza di Cristo trovando nella Parola  abbandono e fiducia. La consacrazione mi avvicina alla sua vita e alla sua morte perché tutto è centrato su di Lui sia emotivamente che fisicamente”.
Alcune volte, spiega Suor Rifugio , il Signore offre il fervore sensibile, ma occorre che la sensibilità diventi certezza. Man mano che la persona cresce, deve camminare e maturare da sola.
Nel proprio cammino di fede, riferisce Mariella B., è passata in momenti di grande conversione e in momenti in cui è prevalsa la ragione che le ha così impedito di abbandonarsi fiduciosa al Signore. Il cammino però è proseguito al di là dell’abbandono e del credere.
Il Signore parla a ciascuno di noi, ricorda Suor Rifugio; Egli è un libro. La Parola resterà sempre viva e Cristo sulla Croce parla più di tutta la Bibbia. Noi dovremmo sforzarci di aderire alla volontà di Dio e credere comunque.
Caterina C. dice di aver incontrato Dio nella miseria interiore totale. La spada affilata che le divideva l’anima, le ha fatto capire che Lui le parlava e la chiamava a qualcosa di diverso. Dio è incredibile nei suoi disegni e la sua Parola è viva, attuale, converte e libera.
Molto importante e significativo, osserva Egidio B., ritornando al passo evangelico di Luca, quanto succede dopo l’incontro perché i due discepoli, sfiduciati e delusi che hanno invitato Gesù a rimanere con loro “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino” tornano poi di corsa a Gerusalemme per raccontare l’esperienza vissuta, forti della Parola sentita che risuona dentro di loro. Anche noi dopo la LECTIO e la MEDITATIO dobbiamo andare e dare la buona notizia.
Rodolfo, si chiede se i due discepoli siano tornati a Gerusalemme proprio per la forza ricevuta perché altrettanto noi possiamo trarre forza e fede dall’Eucarestia.
La discesa dello Spirito Santo, interviene Rita R., ha fatto comprendere agli apostoli tutta l’esperienza della venuta di Cristo e l’Eucarestia ricevuta nell’ultima cena, aggiunge Egidio B., e condivisa con i due discepoli, apre loro gli occhi. La presenza divina nel Sacramento opera nell’uomo.
Con la Resurrezione, spiega Suor Rifugio, Cristo entra in una nuova dimensione assumendo l’ aspetto necessario a presentarsi all’uomo  pur apparendo nella luce. La Resurrezione è una realtà vera.
Gesù può farci ardere il cuore, afferma Rita R., se aprendo il Vangelo, lo Spirito Santo ci dona la sapienza perché vogliamo  comprendere ed incarnare la Parola dentro di noi.
La Parola è insegnamento e Gesù è la via per metterla in pratica e viverla; la Parola è Gesù stesso che ci ha riscattato con la sua morte. L’abbandono provato da Gesù durante la Passione avviene quando l’uomo con il peccato si allontana da Dio.
I suoi sentimenti e  stati d’animo, aggiunge Suor Rifugio, sono stati redenti per noi.
Dada invita ad offrire quei sentimenti nel momento della Croce perché la consapevolezza e la conversione portano a capire la differenza delle realtà vissute.
Bisogna riconoscere il nostro nulla davanti a Dio, dice Gianna, infatti la Comunione, spiega Suor Rifugio, è il frutto di un’anima che  riconosce il proprio niente e la misericordia di Dio. Occorre riconoscersi nel figliol prodigo per tornare a Dio.
I Sacramenti operano per sé e in sé in quanto Grazia anche senza la nostra consapevolezza, perché ci sono tante anime semplici che arrivano all’oblatività accostandosi all’Eucarestia come bambini innocenti. L’uomo più formato comunque deve ricevere l’Eucarestia consapevolmente.
Secondo Paola, se lo Spirito è dentro di noi, possiamo capire la Parola, ma se se siamo lontani da Dio, non la si capisce e soltanto con un cammino di fede potremo capire quel linguaggio. I primi cristiani sono diventati martiri per opera dello Spirito Santo perciò diventa importante la nostra apertura alla Parola. Dobbiamo cambiare il nostro cuore.
Dobbiamo diventare persone di fede, dice Suor Rifugio. Madre Speranza sapeva che Dio è più grande dei nostri raggiri e con fede opera secondo i suoi disegni. Bisogna chiedere a Dio.
In“Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti…” Lucia B. ritrova la libertà lasciataci dal Signore, mentre, Ivana ricorda che Egli permette  prove molto forti invitandoci a portare la sua Croce pesante facendoci però sentire la sua presenza per affrontarle e non lasciandoci soli.
Davanti al Santissimo, condivide Maria Rita,  ha sempre avvertito la necessità del silenzio dentro di sé e chiede la Grazia di far esperienza dell’Amore Misericordioso perché nel quotidiano  avverte la difficoltà a portarlo e farlo conoscere.
Claudio è rimasto colpito da Gesù che si fa compagno di strada anche quando siamo delusi da Lui o prendiamo un’altra strada. Personalmente  “tardo e duro di cuore” ha conosciuto Gesù nel suo percorso parrocchiale  che gli è stato rivolto, dove,  lo ha capito veramente. Il fervore sensibile non è sempre presente nelle sue esperienze sacramentali ma sa che Cristo è sempre vicino e cammina con lui.
Egidio richiamando l’immagine dell’ultima cena, afferma che Gesù non ha voluto istituire un rito, bensì ha voluto invitarci a spezzare il nostro corpo e a versare il nostro sangue per il bene del mondo affinché cambi e  venga il Regno di Dio. Bisogna perciò agire nel mondo come faceva Lui.
Le parole di San Paolo “ Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal. 2-20)  ci indicano come  sia possibile comunicare il Dio vivente agli altri, dice Suor Rifugio. Finché noi usiamo solo la ragione avremo dei limiti perché non sono le parole che conquistano gli altri ma la trasformazione in Cristo.
Il Regno di Dio, continua Egidio, deve venire con il nostro impegno a costruirlo ed ognuno, aggiunge Paola, deve costruirlo nel suo piccolo secondo la Sua chiamata. L’adorazione eucaristica, sostiene Luciana P., deve essere concretizzata nel nostro piccolo, in ogni momento della nostra realtà perché attraverso la sofferenza si riesce a capire il senso dell’adorazione per cercare di accorgersi tempestivamente della presenza di Cristo nella propria vita. Non essere tardi e sciocchi di cuore .
Anche Pina La V. ha sperimentato che nella sofferenza la Parola diventa viva accompagnandola durante la giornata e davanti all’Eucarestia avverte l’abbraccio paterno.
Il linguaggio di Dio va portato ai giovani, osserva Dada, occorre porsi come LAM di fronte al problema per scoprirne il modo.
Non è facile infatti, dice Roberta S., trovare la chiave giusta delle parole per confortare i giovani familiari toccati da sofferenza ma Suor Rifugio ripete l’invito della Madonna a pregare.
Spesso però  non è facile, aiutare le persone care afferma Luigina ed Alessandro ricorda che la fede deve essere accompagnata dalle opere.
La sofferenza, interviene Elena, ha cambiato la sua vita facendole capire il percorso da seguire.
Dopo gli avvisi, la preghiera comunitaria pone termine alla giornata.

Sia lode a Gesù.

Franca