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  13 maggio 2012

 

 

 

 

 

VERBALE DEL 13 MAGGIO 2012

L’intera giornata odierna vede riunito il gruppo, per vivere insieme ai 12 laici che hanno scelto di fare le promesse di adesione all’ALAM ed entrare a far parte della Famiglia dell’Amore Misericordioso, momenti forti di spiritualità alla luce della parabola del Seminatore (Marco 4,3-9).
L’invito alla riflessione viene rivolto da Don Giuseppe che, nel ringraziare i laici per l’arricchimento offerto alla sua missione religiosa con la loro testimonianza, ricorda che gli stessi sono gli interpreti del terzo millennio perché con essi si gioca il futuro della Chiesa a seguito della carenza di vocazioni. I laici perciò devono trasmettere il Carisma dell’Amore Misericordioso, farlo conoscere e testimoniarlo con la loro vita.
Non bisogna avere paura se si chiede la protezione della Madonna di Fatima, di cui oggi ricorre la festa e la ricorrenza dell’attentato a Giovanni Paolo II.
La Parabola, dice Don Giuseppe, (ne diamo una sintesi), cerca di rivelare e nascondere un mistero; non è pertanto una favola ma qualcosa che va oltre la logica umana. Gesù comincia a predicare ai LONTANI. Incomincia guarendo. Il Seminatore, la strada, i sassi, i rovi e il campo buono, il seme che vi cade, non fanno riferimento a persone buone o non buone. Infatti il Vangelo di Marco, che è quello del catecumeno, semplice nel suo contenuto, iniziando con il racconto del deserto, del Battesimo di Gesù, della sua predicazione alle genti più lontane e ai pagani, delle guarigioni miracolose, offre una cornice della Parabola del Seminatore che è quella della famiglia che viene messa in discussione. La famiglia di Gesù ha infatti vissuto le attenzioni e lo scandalo sorti intorno a quest’uomo che si proponeva in modo così diverso dagli altri. La famiglia di Gesù si vergognava di Lui: dicevano che era un pazzo.
La famiglia di Gesù vive sotto lo “scandalo di Gesù”.
La cornice del “Seminatore” è la famiglia. Gesù ci chiede di entrare a far parte della sua famiglia. E’ una parabola di FIDUCIA.
I laici che vogliono aderire all’Associazione, devono essere perciò consapevoli che aderiscono ed entrano a far parte della Famiglia di Gesù.
Dopo la lettura del Vangelo, Don Giuseppe citando Sant’Ignazio che invitava a leggere immaginando, richiama l’immagine del fiume Giordano, che entra con le sue acque nel mare della Galilea, ne esce poi per immettersi alla fine del percorso nel mar Morto, che non ha emissari.
In questa terra di Galilea è narrato l’episodio di Gesù che sale sulla barca galleggiante sul mare per parlare alla folla, il cui significato ci invita a non aver paura, a superare le incertezze ponendo la fiducia nella Parola, che è vita. Il mare è una metafora della vita. Lo Shemà, preghiera ebraica, e il Padre Nostro, preghiera dei cristiani, hanno sostenuto i prigionieri dei campi di concentramento nel momento di morire. Lo Shemà Israel (ascolta Israele) è di forma singolare ma Gesù la cambia in plurale “ascoltate” perché è rivolto a tutti affinché facciano parte della famiglia di Dio.
Il seminatore in Palestina, per avere un buon raccolto, svolge il rito della semina in maniera diversa da quella dei Latini, perché prima getta il seme e poi ara il terreno, in tal modo il seme può sprecarsi. Il contadino palestinese è disposto a sprecare per aver un buon raccolto. Così fa anche il contadino della Parabola che getta il seme ovunque, sulla strada, sul terreno sassoso, tra i rovi e sul terreno buono. Gesù infatti è disposto a sprecare sulla nostra vita: egli non si rivolge solo a quelli che sono buoni ma anche a quelli che non lo sono. I laici rappresentano perciò la strada, il terreno sassoso, i rovi sui quali Gesù rischia.
La strada indica una forma di pensare, di agire, la quotidianità. L’ascolto della Parola è controcorrente perché non fa comodo. Il primo frutto della Parola è la fede; una Parola che parla di perdono, e che salva. Spesso nella società attuale si è schiavi del passato, degli errori compiuti e non si crede all’Amore di Dio, al suo perdono, così che la vita diventa come quella strada infeconda. Ci sentiamo giudicati da Dio, non amati da Dio. Abbiamo tanti rimorsi! Tante volte sentiamo il nostro peccato imperdonabile. La fede è non allontanarsi da Dio. Se non crediamo sprechiamo quel seme. Gesù “SPRECA “ su di noi.
Gesù invece spreca comunque la sua Parola e vuole da noi più fede.
I laici dell’ALAM devono essere disposti ad entrare nella sua famiglia credendo alle sue parole e non soltanto per la spiritualità di Madre Speranza. Dalla lettura e dall’ascolto della Parola, viene la fede e poi le opere. Noi Laici dobbiamo essere fedeli alla Parola di Dio. La Parola di Dio, la Bibbia devono essere le nostre Costituzioni. La prima cosa che Gesù chiede “la strada” è la FEDE.
C’è chi ascolta e non crede, chi crede e si entusiasma ma di fronte alle difficoltà (la roccia) si perde. Gesù spreca sulla roccia perché da un cuore indurito può nascere un cuore di carne. Egli non promette l’entusiasmo ma la speranza: il seme è più forte della roccia. I sassi sono le difficoltà, il problema più grosso che abbiamo (insormontabile umanamente).Gesù dice io spreco sulla roccia. Gesù ci promette la SPERANZA, quel seme è più forte della roccia. Gesù getta quel seme sulla roccia perché quel seme rompe la ROCCIA.
I laici devono affrontare la roccia cioè le divisioni esistenti in famiglia, così la roccia si spaccherà. La tenacia, la perseveranza unite alla fede portano alla fedeltà. Un Lam non si arrende davanti alla roccia.
La fede e la tenacia di Madre Speranza nel far scavare il pozzo nella roccia, insegnano a non arrendersi davanti al sepolcro vuoto.
Le spine, cioè le preoccupazioni che diventano sempre più fitte nella quotidianità, come ci mostrano i recenti e ripetuti suicidi per problemi economici, soffocano la Parola di Dio. L’egoismo ci porta ad affidarci alle sole nostre forze e non a quelle di Dio.
“ Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 26-27).
Gesù conosce il cuore umano, i suoi desideri e le sue bramosie, il piacere dell’apparire, dell’applauso, del protagonismo, l’invidia, che soffocano la sua Parola, portando a rivalità e a divisioni. Le spine ci separano dagli altri. Quelle spine si possono invece trasformare in CARITA’ in amore gratuito e totale, in legami d’amore che lavorano per la sua sola Gloria .
In conclusione, la strada è il pensiero del mondo dove occorre testimoniare, il terreno sassoso sono le difficoltà insormontabili che vanno vinte con la fede, le spine sono le preoccupazioni che vanno affrontate con la carità, la terra buona è tale perché il seme è stato costantemente sprecato su di essa. Vale perciò la pena di sprecare. Il terreno Buono è la strada i sassi la roccia le spine che con la costanza e l’Amore Misericordioso di Dio trasformano i nostri cuori.

Alla Domanda Di Sergio R. sul come si pone di fronte alle difficoltà nella famiglia d’origine, Don Giuseppe risponde che il rapporto deve sempre basarsi sulla misericordia e non sul giudizio per non creare ulteriormente divisioni. La preghiera inoltre, aiuta molto e l’ascolto dell’altro fa capire le motivazioni che l’hanno portato a scelte sbagliate. Occorre accettare le diversità perché la verità rende liberi quando si capisce la verità dell’altro.
Gesù, interviene Rita R., conoscendo il cuore di ognuno, offre di volta in volta la possibilità di cambiare vita. Infatti, dice Don Giuseppe, vale più il gesto d’amore che lo spreco, come una fontanella sempre aperta che spreca acqua per darla a qualcuno di cui ne ha bisogno.
Come porsi allora di fronte all’eventuale correzione fraterna senza giudicare ma pronti all’ascolto e alla comprensione? Chiede Caterina B.
Importante, ricorda Don Giuseppe, è non porsi da maestri ma cercando di creare un clima familiare in cui le persone si sentano amate e libere di scegliere con la certezza di trovare sempre una porta aperta. Spesso non sono le persone che si allontanano da noi ma noi che le allontaniamo.
Dovremmo riuscire a porci di fronte alla correzione fraterna nel seguente modo:
• Non giudicare, non creare muri;
• Saper ascoltare (è un’opera di misericordia)
• Accettare la diversità
In realtà, questo spreco di semenza, dice Egidio, è anche una questione di giustizia perché è giusto che la strada, le spine, i sassi abbiano la Parola di Dio giusto e misericordioso, perché la misericordia è il modo con cui Dio si manifesta.
Noi cristiani, interviene Caterina C., spesso ci arrendiamo nel dare testimonianza perché incontriamo cuori di sasso dimenticando di essere strumenti nelle mani del Signore e che Lui può tutto.
Pur non giudicando, quale può essere allora il destino dell’uomo divorziato, chiede Luigina a Suor Rifugio, che ribadisce che il giudizio è solo di Dio e che l’offerta della propria sofferenza, rimanendo fedele all’amore di Dio, fa mettere la propria vita nelle sue mani.
In questa Parabola, testimonia Fabrizio S., si è rivisto come il seme fecondo gettato nel terreno sassoso e pieno di spine e Paola ricorda che il Signore ci sceglie per creare un ambiente d’amore e l’aver vissuto situazioni di disagio ci spinge maggiormente a rinascere e a risorgere. L’unione nel nome di Gesù fa spostare le montagne e ognuno nel suo piccolo, nel suo niente, può fare arrivare la Parola sgretolando la roccia.
Non possiamo pretendere però di vedere i frutti delle nostro operare, dice Caterina C., perché essi sono soltanto del Signore.
Occorre imitare Gesù che non ha puntato il dito contro la samaritana ma le ha indicato la strada da seguire, afferma Dada e Suor Rifugio richiama i Comandamenti e i Sacramenti quali strade da seguire perché le scelte sbagliate portano alla raccolta di frutti di disperazione rimesse comunque al giudizio di Dio che tutto sa e conosce.
Manuela dice che anche il Sacramento del matrimonio va affrontato consapevolmente e i ragazzi necessitano di una preparazione nel dopo Cresima per far entrare in loro la Parola. I genitori di oggi spesso mancano nell’insegnamento religioso verso i loro figli sebbene il Signore continui a seminare. Troppo spesso mancano gli strumenti per avvicinarsi a Dio, aggiunge Manuela. Nel suo paese ad esempio non ci sono opportunità, anche il catechismo è svolto donando poco. I ragazzi non hanno i mezzi per conoscere la fede.
Il coordinatore a tal proposito legge una frase di Sant’Agostino:
“Dobbiamo avere paura di lasciar passare a vuoto Dio davanti alle porte della nostra casa e della nostra vita”. Il Signore ci segue con un amore instancabile fin dal primo giorno della nostra esistenza, e bussa continuamente alla nostra porta. Sta a noi aprire quella porta, sta a noi ascoltare quando il Signore bussa. Il Signore bussa a tutti e bussa tante volte. Siamo noi che non apriamo quella porta.
Manca infatti nel matrimonio, interviene Egidio, la preparazione all’amore, alla scelta di coppia alla luce del Cristo coniugale, al suo gioco. Occorre ritornare a vedere l’altro come Cristo.
Suor Rifugio riporta l’analisi di Madre Speranza sulla Parabola del Seminatore, con la quale Gesù si rivolge a tutti i terreni e quando la Parola cade in cuore indurito, arriva il Maligno e se la porta via. I sassi, cioè le scelte sbagliate, peccaminose o opportunistiche, portano ad essere schiavi. La scelta deve essere ponderata, il meglio per il Signore, fidandosi di Lui.
I sassi vanno perciò tolti mettendo Dio al primo posto nella nostra vita.
Le passioni ostacolano il cammino mentre la strada della perfezione richiede il dono di sé: bisogna andare nel soprannaturale per produrre frutto. Quando arriva la Parola, la volontà deve impegnarsi a seguirla.
Anche gli Angeli seminano la Parola di Dio, diceva Madre Speranza.
Ognuno deve impegnarsi quindi nella quotidianità,nonostante le proprie scelte sbagliate e l’umiltà deve far sì che il Signore risemini ancora.
Una sola parola fa un santo, ma la Parola deve essere lavorata per spostare i sassi. Occorre discernimento tutti i giorni per coltivarLa e ciascuno, in questi tempi difficili per la Chiesa, deve testimoniare con la vita l’Amore Misericordioso nelle circostanze che lo coinvolgono, prescindendo dall’approvazione o meno degli altri.
Dopo la spiegazione del LOGO dell’Associazione da parte di Dada, i nuovi Laici leggono una preghiera di Michel Quoist:

 

AIUTAMI A DIRE SI

“Ho paura di dire di sì, o Signore.
Dove mi condurrai?
Ho paura di avventurarmi,
ho paura di firmare in bianco,
ho paura del sì che reclama altri sì.
Eppure non sono in pace.
Mi insegui, o Signore, sei in agguato, da ogni parte.
Cerco il rumore perché temo di inseguirTi,
ma ti infiltri in silenzio.
Fuggo dalla vita perché Ti ho intravisto,
ma mi attendi quando giungo in fondo alla strada.
Dove mi potrei nascondere?
Ovunque Ti incontro:
Non è dunque possibile sfuggirTi?
Ma ho paura a dire sì, o Signore,
ho paura di darti la mano, Tu la tieni nella tua:
Ho paura di incontrare il tuo sguardo, Tu sei un seduttore.
Ho paura della tua esigenza, Tu sei un Dio geloso.
Sono braccato, ma mi nascondo.
Sono prigioniero, ma mi dibatto,
e combatto sapendomi vinto.
Perché Tu sei il più forte o Signore,
Tu possiedi il Mondo e me lo sottrai.
Quando tendo le mani per cogliere persone e cose,
esse svaniscono ai miei occhi.
Non è una cosa allegra, Signore,
non posso prendere nulla per me.
Avvizzisce tra le mie dita il fiore che raccolgo,
muore sulle mie labbra il sorriso che abbozzo,
mi lascia ansante ed inquieto il valzer che ballo.
Tutto mi sembra vuoto,
tutto mi sembra vano,
hai creato il deserto attorno a me.
E ho fame.
E ho sete.
Non mi potrebbe saziare il mondo intero.
Eppure ti amavo, o Signore;
che ti ho dunque fatto?
Per Te lavoravo, per Te mi spendevo.
O gran Dio terribile, che vuoi ancora?

Piccolo voglio di più per te e per il Mondo.
Prima conducevi la tua azione,
ma Io non so che farmene.
Mi invitavi ad approvarla, m’invitavi a sostenerla,
volevi interessarmi al tuo lavoro,
ma vedi piccolo, invertivi le parti.
Ti ho seguito con gli occhi, ho veduto la tua buona volontà.
Ora Io voglio di più per te.
Non farai più la tua azione,
ma la volontà del tuo Padre celeste.
Dì sì piccino.
Ho bisogno del tuo sì, così come ho avuto bisogno del sì di Maria per venire sulla terra,
perché Io debbo essere nel tuo lavoro,
Io debbo essere nella tua famiglia,
Io debbo essere nel tuo quartiere,
e non devi esserci tu.
Il mio sguardo penetra e non il tuo,
la mia Parola trasporta e non la tua,
la mia vita trasforma e non la tua.
Dammi Tutto, abbandonami Tutto.
Ho bisogno del tuo sì per sposarti e scendere sulla terra.
Ho bisogno del tuo sì per continuare a salvare il Mondo!

O Signore ho paura della tua esigenza,
ma chi ti può resistere?
Affinché venga il Tuo Regno e non il mio,
affinché sia fatta la tua volontà e non la mia,
aiutami a dire Sì.

 


 

 

 

 

Segue il pranzo comunitario che ci riunisce tutti.
Nel pomeriggio Egidio ci ha riservato una approfondimento sulla Bibbia con l’ausilio di alcune diapositive. La Bibbia è la nostra fonte ed in particolare in questo anno di formazione che riflettiamo sulla Parola di Dio alla Luce dell’Amore Misericordioso.
In Cappella abbiamo partecipato per l’ascolto della Santa Messa e della pronuncia delle promesse dei dodici nuovi laici:
Loredana Mari
Claudio Luciani
Paola Pacchiarini
Fabrizio De Luca
Fabrizio Salerno
Vanessa Biscarini
Elena Sardella
Luigina Panzardi
Alessandro Capano
Manuela Rosile
Sergio Valenti
Margherita Gelonesi

Sia lode a Gesù

Franca