Header image  
   
line decor
  HOME  ::  
line decor
   
 
  14 novembre 2010  

 

 

 


VERBALE DEL 14 NOVEMBRE 2010

“Cantando a Dio con gratitudine  salmi e inni” e “Prendete e mangiate questo è il mio corpo” introducono  la riflessione di oggi ponendo l’attenzione sulla liturgia cristiana e sulla sua utilità e significato e sull’Eucaristia come memoriale della morte e resurrezione di Cristo.
La celebrazione liturgica con i suoi riti e azioni liturgiche può apparire ancora, al tempo nostro, rivestita di troppi formalismi che rendono estranei i fedeli da una partecipazione unitaria, ma conoscere e comprendere i vari gesti ed atteggiamenti liturgici ci aiuta ad essere assemblea, popolo sacerdotale articolato nei diversi ministeri che vive in comunione la fede, la speranza, la preghiera. La Liturgia spinge a condividere con gli altri la vera e unica “fonte d’amore” perché in quei segni ritroviamo la storia  della vita di Dio in Cristo e quella di ciascuno di noi e della Chiesa, essa diventa il tempo e lo spazio in cui si fa esperienza del mistero di Cristo stesso.
Con l’Eucaristia, Gesù ha voluto offrirci la sua presenza duratura e il suo amore per continuare ad operare in noi e attraverso di noi e noi come LAM siamo chiamati ad attingere dalla vita e dagli insegnamenti di Madre Speranza la centralità di questo Sacramento perché in essa si attua una reale comunione con l’Amore Crocefisso e Risorto, tanto che l’uomo rimane completamente incorporato e identificato con Lui.

Dopo la lettura della Parola, alcuni minuti di silenzio invitano alla meditazione e alla sottolineatura di alcune espressioni in essa contenute. Dada si sofferma in particolare  su “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente….” che la porta a ripercorrere la sua conversione in cui il cammino per raggiungere la santità appariva difficile e quasi impossibile. Il rapporto costante con Dio e la certezza che Lui è in noi e noi in Lui, l’ha aiutata nel percorso di relazione con il prossimo.
Interviene Elisabetta L. chiedendo chiarimenti su “E la pace di Cristo regni nei vostri cuori perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo” e Suor Rifugio richiama la fede che illumina e dà speranza ai cuori perché gli uomini sono stati creati per la vita e non per la morte. La fiducia totale in Dio senza timore alcuno opera la pace dell’anima.
La pace, dice Rossana S. è come una chiave che apre il proprio cuore nel quale la sofferenza si riveste di serena accettazione perché la pace è dentro di noi.
La pace, infatti, precisa Suor Rifugio ripetendo le parole di Madre Speranza, è “armonia nell’ordine”, cioè nella volontà di Dio che si manifesta negli accadimenti quotidiani, mentre il male è causato dallo sviamento dell’uomo.
La lettura della riflessione scritta di Rossana S. sulla sofferenza e sulla pace  arricchisce maggiormente il lavoro del gruppo.
Nel leggere e meditare la Parola proposta oggi, Rita R. ha pensato al corpo fisico, uno e indistinto, che funziona in armonia con tutte le sue membra senza danneggiare l’una o l’altra. Così come nelle membra non c’è guerra tra  loro, così nella coppia, nella comunità se c’è guerra non vive l’amore, la misericordia, la bontà e la pazienza e il corpo sta male. L’esortazione che ci viene dalla lettera di Paolo perciò è quella di contribuire a far vivere il perdono scambievole e la pace a cui chiama il Signore. Con questi sentimenti di generosità si può edificare la civiltà dell’amore.
Ci sono, tuttavia, persone, afferma Anna Maria. M., che pur non credendo operano nel bene ed altre che pur definendosi cristiane, non mettono in pratica le virtù. Sono i farisei del Vangelo, ricorda Dada, che mascherano la loro fede con le pratiche senza relazionarsi realmente con Dio: è la relazione con Lui che mette nella condizione di vivere la Parola.
In realtà, interviene Caterina B., i credenti che fanno opere di misericordia, lo fanno perché hanno fede mentre i non credenti non si aspettano niente al termine della vita.
Il rapporto profondo con il Signore va riscoperto e portato alla luce perché è insito in ogni uomo, afferma Luciana B. e la Croce che abbraccia il prossimo indica la relazione che l’uomo stesso deve avere dentro e fuori la comunità, un continuo dare ed offrire agli altri che fa parte del cammino di ognuno.
La misericordia deve circolare nei gruppi e nella comunità senza differenza o preferenza alcuna, ricorda Gianna C., solo così essa viene esternata agli altri e il cammino si fa Parola. Le disattenzioni al prossimo spesso minano questo cammino, sempre presente nella sua  costante preghiera all’Amore Misericordioso e a Madre Speranza, che tanto l’hanno aiutata nelle difficoltà della vita.
La preghiera infatti, sottolinea Suor Rifugio aiuta a combattere i difetti, sebbene le disattenzioni ai fratelli siano a volte dettate da involontarietà.
“Come il Signore vi ha perdonato fate anche voi” richiama Luciana B. ricordando la sua iniziazione al cammino di fede, nel quale le si era spalancato il significato profondo del perdono  con la certezza di essere amata da Dio. Questa illuminazione l’ha portata ad esercitare la pazienza ovunque, in famiglia, nel lavoro, in Parrocchia dove  varie difficoltà divenivano motivo di disagio per lei e per i ragazzi della cresima.
In che modo si realizza allora il perdono in quest’ultima realtà, le chiede Dada.
Con un’opera di convinzione, di unione, di accoglienza continuando il servizio a Cristo in altro contesto parrocchiale, risponde Luciana B.
Caterina C. sottolinea nel testo dell’apostolo, il termine “sopportandovi” perché a suo parere, l’uomo, che va alla ricerca di gratificazione,  difficilmente sopporta il suo simile nelle relazioni. La sopportazione invece assume un peso maggiore dell’accettazione e ringrazia il Signore di questo dono in tutti i casi, in cui, le sue limitazioni non le consentono di relazionarsi nel giusto modo in famiglia.
Il termine “sopportazione” dice Egidio B., va interpretato e capito nel suo significato etimologico, cioè “portare sopra di sé” i pesi e difetti altrui con amore come Dio vuole, perché un travisamento del termine  fa pensare invece a una mancanza di rapporto d’amore.
“Portare su” una persona che in un dato momento si sta svalutando e non apprezzando, reintegra, infatti, il rapporto d’amore, conferma Dada.
In ogni circostanza,continua Luciana B., la parola di Dio è guida ed insegnamento e il cammino di formazione si concretizza nello stile di vita assunto e nella testimonianza offerta.
Le diversità che caratterizzano gli esseri umani, pongono non poche difficoltà a confrontarsi e a relazionarsi , afferma Suor Rifugio ma sono proprio le diversità, precisa Caterina B. che danno stimolo all’unione di coppia.
Occorre soffermarsi anche sul termine “ammonitevi” ricorda Luciana P. che invita, nella sopportazione,  a correggere il compagno o la compagna che sbaglia.
La sopportazione degli altrui difetti deve conciliarsi con una ammonizione valutativa a cambiare, conferma Renato P., perché l’intervento correttivo della persona che ama nei confronti dell’amato è sempre costruttivo mentre il silenzio dettato dal quieto vivere non aiuta a crescere. La sopportazione indicata da San Paolo porta  ad edificare più in alto verso la città di Gerusalemme. E’infatti con la sapienza che si attua la correzione fraterna.
A proposito la Coordinatrice ricorda che il cammino di quest’anno intende approfondire la tematica  “Dall’unione con Dio alla comunione fraterna” e la proposta odierna pone ancora l’attenzione  sulla “carità” distintivo del fedele e del LAM che deve rivolgere lo sguardo al fratello in difficoltà.
Le parole suggerite dal libretto di formazione “Il fondamento di questa comunione è Gesù, l’unico Salvatore, che mediante il dono del sacramento del suo corpo e del suo sangue ci rende una cosa sola con Lui e di conseguenza tra di noi”, continua la Coordinatrice e quelle di Madre Speranza che ci richiama a lodare e benedire il buon Gesù, frenando la lingua  e pregando per la trasformazione della propria anima,  ci  aiutano a camminare uniti.
Nella Liturgia che costituisce un rito, riferisce Suor Rifugio,  opera il Sacramento per nostra volontà, amore e partecipazione viva. Nella vita le situazioni vanno gestite con amore, ma in alcuni casi di serie e grosse  difficoltà, ognuno deve saper decidere la strada da prendere per evitare distruzioni devastanti per la vita stessa.
L’amore, come ha capito Elisabetta L.,  sta quindi alla base di tutto; esso emerge dalle argomentazioni diversificate di oggi che hanno arricchito il gruppo.
L’ipocrisia invece, afferma Guglielmo, non va confusa con la sopportazione e va combattuta e sradicata.
“Dio è verità”, conferma Suor Rifugio, noi pensiamo di stare in Dio nelle nostre verità, ma la verità è unica e risiede solo in Dio. Occorre perfezionarsi nell’amore.
La lettura della Parola (Mt 18) da parte di Mariella B. torna a supporto delle riflessioni personali dei partecipanti, che continuano la meditazione e l’approfondimento su Matteo 26, 26-36.
La speranza che è certezza dell’amore fedele e del perdono di Cristo viene proprio dal rinnegamento di Pietro, dice Egidio e a proposito Franca B. riporta le parole di Madre Speranza: “Poveri noi se al crearci avesse considerato ciò che vedeva in noi: pur avendo bene presente tutte le volte che lo avremmo offeso e le nostre ingratitudini, pensò a noi solo per colmarci di grazie e per amarci con amore infinito”.
Vivere il momento santo dell’Eucarestia, riferisce Suor Rifugio, trasforma comunque il cuore e fidarsi di Dio ed affidarsi a Lui nel riceverLo è un atto di Grazia. Dobbiamo impegnarci ad essere meno peccatori e a non tralasciare i Sacramenti.
L’uomo di oggi purtroppo, interviene Luciana B. ha perso il senso del peccato; in esso spesso vive una realtà umana tutta da capire e da aiutare soprattutto da parte dei sacerdoti che dovrebbero farsene carico nell’Omelia ma nell’Omelia, come precisa Dada, non sempre è possibile cogliere nello specifico.
L’esempio e la testimonianza però valgono più delle parole, conferma Rossana S.
La Madre Speranza ci pregava caldamente di non lasciare mai la Santa Comunione con la quale spalanchiamo le porte dell’anima a Dio perché la Comunione è immedesimazione a Cristo da cui s’impara ad imitare il divin Maestro, a dimenticare, a perdonare, ad amare i nemici.
Sopportare con amore, ricorda la Coordinatrice, è la chiave del nostro cammino e far rinascere ogni volta in noi, nelle nostre coppie e nel gruppo il Signore è Grazia profonda.
Dobbiamo essere in comunione con il sacrificio di Gesù, dice Egidio, poiché i fratelli sono il Corpo Mistico di Cristo, in Esso si devono ritrovare e per Esso devono operare. La visione dei fedeli che si accostano al Sacramento dell’Eucarestia lo riempiono di gioia, lo arricchiscono e lo mettono in comunione con loro.
Nella Liturgia della Messa, riferisce Maria P. (uditore), spesso viene disatteso dal sacerdote il segno dello scambio della pace, che lei ritiene molto valido e di fraterna condivisione e perdono vicendevole.
Rossana S. testimonia quindi l’alleanza nuova con il sacrificio di Cristo e  la forza da lei ritrovata nelle difficoltà incontrate, che l’hanno avviata ad  un  cammino di fede rinnovato.
La condivisione e la preghiera hanno arricchito il lavoro odierno di noi LAM.

Diamo lode a Dio.

Franca L.B.