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  6 giugno2010  

 

 

 


VERBALE DEL 6/6/2010

 

La presenza dei nuovi associati arricchisce la formazione odierna che conclude il cammino annuale condiviso nella gioia e nelle difficoltà di ciascuno. Franca L.B. introduce la meditazione con quanto segue:

 

 

L’Incontro di oggi propone la riflessione sul passo della GENESI 1,26-27 “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” e sulla lettera di San Paolo agli Efesini 4,1-16.

La lettura biblica evidenzia il culmine della creazione: l’uomo voluto da Dio a sua immagine e somiglianza , cioè scintilla divina, dono di sé, chiamato ad entrare in intimo rapporto con Lui e con l’universo intero, La chiamata dell’uomo alla vita implica perciò una vocazione ben precisa , la comunione con Dio e con i suoi simili, nella quale l’uomo ritrova se stesso e la pienezza dell’Amore.

“L’uomo è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa e non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono di sé” leggiamo in un testo mirabile del Vaticano II che esprime la sintesi della visione cristiana dell’uomo: dono d’amore sincero e non strumento d’amore così banalizzato e reclamato nella società attuale..Nell’uomo si identifica infatti la dignità di essere qualcuno e non qualcosa da usare. L’uomo di oggi ha un bisogno urgente di riscoprire che esiste  perché creato per amore da Dio, come essere irripetibile, unico, insostituibile, amato sempre e comunque in ogni istante della sua esistenza. Anche se amare non è facile, non è certo impossibile perché rinunciare ad amare significa solitudine, mancanza di comunione, di conoscenza reciproca, di stima, di comprensione,  di rispetto, di condivisione e di perdono. Occorre educarsi all’amore con sforzo, con fatica  imparando ad amare soltanto amando, ascoltando, accettando l’altro, aiutando, superando diversità, opinioni, criticità, rimanendo uniti come figli di Dio e lasciando ardere nel  cuore la carità. “La carità, scriveva  Madre Speranza, deve essere il nostro distintivo e deve portarci ad amare i poveri come noi stessi……la carità è tanto più meritoria quanto è più difficile. Meno amabile è la persona che si deve assistere, più ci si santifica amandola, con la sicurezza di amarla solo per Dio, ricordate che la condizione indispensabile per praticare la carità fraterna è saper vedere Gesù nei nostri fratelli”.

Interroghiamoci perciò sulla nostra capacità di amare e se realmente il “Tutto per amore” vissuto da Madre Speranza, sia entrato a far parte di noi come stile di vita indistintamente verso chiunque, diversamente aiutiamoci a crescere nell’amore con la certezza che Dio ci ha ideato con sapienza infinita chiamandoci alla sua vocazione d’amore.

Le parole di San Paolo alla Comunità di Efeso “ Da Lui tutto il corpo….cresce in modo da edificare se stesso nella carità”   invita ad una meditazione più approfondita del concetto di Comunione (koinonìa) come dono di Dio, come nuova relazione tra Lui e l’uomo, stabilita in Cristo e comunicata nei sacramenti, estesa  anche ad una nuova relazione degli uomini tra loro.

La Comunione con il Figlio di Dio, ci rende partecipi del suo mistero, della vita stessa di Dio coinvolgendo tutto il nostro essere per diventare creatura nuova ed essere Chiesa..La comunione nella Chiesa va custodita perciò perché dono di Dio, perché l’essere assimilati a Cristo ci fa una cosa sola. e partecipare al suo banchetto significa camminare insieme come fratelli verso l’incontro con Dio. Occorre vivere una vera spiritualità di comunione non rovinando tale ricchezza con gelosie, ire,maldicenze, insinuazioni, rivalità, superbie, e tumulti, come diceva San Paolo, cercando di costruire e non di far fallire la Civiltà dell’Amore.

Giovanni Paolo II nella “Millennio ineunte”  diceva che fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione è la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia” e noi in questo millennio ci ritroviamo a dover sfidare le continue negatività che infangano la Chiesa, ci ritroviamo a dover sfidare i flutti tumultuosi di una corrente di egoismo, di corruzione, di disonestà che plasma la morale dell’uomo privandola della sua originale vocazione ad essere Chiesa come comunione,

“Perciò vi esorto…a camminare in maniera degna della vocazione ricevuta” è la preghiera rivolta dall’Apostolo all’uomo di ogni tempo, e noi LAM , chiamati a vivere il carisma dell’Amore Misericordioso seguiamo la strada individuata da Madre Speranza per costruire e per essere operatori di comunione, ricorrendo alla Santa Eucarestia, unione perfettissima ed eterna della creatura con il suo Creatore.

 

Alla lettura dei brani seguono alcuni momenti di silenzio e di raccoglimento.

Il referente religioso, Suor Rifugio, sollecita la serietà nel discorrere e capire la Parola di oggi che narra della creazione dell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio al quale l’uomo non può sostituirsi durante il cammino della sua esistenza perché non è Dio. Il rispetto dei principi divini deve essere trasfuso perciò anche nel sociale di cui ci rendiamo partecipi e responsabili. Noi siamo nel mondo ma non del mondo e se vogliamo essere sale della terra, ci dobbiamo porre di fronte a Lui orientandoci secondo la sua Parola  e non secondo le nostre esigenze. L’intelligenza ci serve infatti, per discernere tra il bene e il male e la volontà per essere liberi perché il disordine del mondo è il risultato del travisamento di quanto indicatoci. Dobbiamo esercitare l’Amore di Dio con coerenza e forza e di conseguenza crescerà anche l’Amore verso il prossimo. Il libro della Genesi indica la dottrina del peccato originale e la coppia voluta da Dio rappresenta materia sacramentale della Trinità. La coppia lungo il cammino di unione, cerca, nonostante le varie difficoltà, l’amalgama, la comunione e come Gesù che, nell’orto degli Ulivi, ha manifestato la paura umana del calice della sofferenza ma l’accettazione della volontà del Padre, così la coppia deve percorrere insieme un cammino d’amore rimesso alla volontà del Padre.

L’invocazione allo Spirito Santo, chiarisce ancora Suor Rifugio all’interrogativo di Rinaldo E. sulla necessità di questa preghiera a Colui che è già guida e luce al cuore di ogni uomo, deve costituire un gesto di affidamento e di scelta.

Nel versetto della Genesi, afferma Rita R. si recepisce come le parole utilizzate intendano rafforzare la volontà di Dio nel creare l’uomo a sua immagine e somiglianza e nel crearlo maschio e femmina che riflettono la parte paterna e materna di Dio stesso. Ciò porta a pensare e riflettere sulla coppia voluta per generare un figlio così come Dio ha generato Suo Figlio.

L’alleanza che  Dio ha voluto fare con Adamo, spiega Suor Rifugio, è infatti un’alleanza d’amore che lo ha inserito nella sua Trinità. Soltanto purificando l’amore, l’uomo sarà inserito nella Trinità perfettissima di Dio. Leggendo la Genesi si capisce che l’esplosione della sua Luce ha riempito l’universo e la creazione dell’uomo è voluta dalla Trinità, Dio uno e trino ( l’aggettivo possessivo usato è plurale “a nostra immagine…. a nostra somiglianza”).

L’essenza di Dio, ripete Rita R., è l’Amore e nella misura in cui l’uomo contiene questo amore e agisce secondo l’Amore, possiede lo Spirito Santo.

A proposito, interviene Elisabetta L., chiedendo se assuma comunque valore agli occhi di Dio un atteggiamento verso l’altro non di vero trasporto ma di sopportazione e di dovere. L’invocazione allo Spirito Santo l’aiuta comunque nelle sue fragilità anche se si sente ancora lontana dal vedere nell’altro il volto di Cristo.

Provare compassione per il prossimo, ricorda Suor Rifugio, significa detergere il volto di Cristo stesso sul Calvario a somiglianza della Veronica che volle ridare dignità a quel volto sofferente.

L’incontro con il Cristo richiede rinunce alle proprie ragioni materiali così come fece la Maddalena.

Quando il volto di Cristo si offusca nell’altro, occorre ritrovare quell’unità d’amore, fare un salto di qualità che innalza e fa riscoprire la propria immagine e somiglianza con il Creatore.

Nell’agire, assumono valenza le intenzioni personali, ricorda Roberta e nella coppia diventano ricchezza le  diversità che non devono  costituire invece motivo di separazione.

Elisabetta L. condivide le sue sensazioni di stimolo e forza suscitate dal cammino spirituale che sta percorrendo che l’aiuta a confrontarsi e a migliorarsi in famiglia.

Il percorso nel gruppo, dice Maria Pia L.,  ha aiutato anche lei nelle tante difficoltà del quotidiano e ha imparato a crescere e a maturare nella fede.

La narrazione della Genesi, sottolinea Franca L.B. ha uno spessore di verità talmente alto e profondo che forse intimidisce l’uomo. L’essere simile a Lui e la grandiosità del suo Amore incute la paura di non essere all’altezza di quest’Amore. Se l’uomo lo capisse veramente abbandonandosi con fiducia, tutto sarebbe più facile e trasparente.

E’ il peccato originale, ricorda Guglielmo M,. che ha causato la decadenza dell’uomo e Rossana rilette sulla rovina operata nel Giardino dell’Eden dove si è consumata la trasgressione al volere di Dio.

L’uomo ha la responsabilità di riallacciare l’alleanza con Dio che lo ha voluto simile a Lui nell’armonia del Creato e la consapevolezza dei carismi donatici e dei doni profusi dallo Spirito Santo, devono spingerci a ricostituire l’immagine originale.

Suor Rifugio si sofferma sull’importanza della “relazione” che si stabilisce tra due persone, perché è questa che indica la strada dell’Amore. Una buona relazione avuta fin dai primi anni di vita fa sperimentare infatti l’Amore vero. L’uomo necessita del suo simile perché Dio lo ha creato per questa comunione.

Sulla lettera dell’Apostolo agli Efesini, Rita R. richiama il raccordo con quanto meditato dal gruppo sul passo della Genesi ed anche Pina e Rossana trovano risposte agli interrogativi posti .

Il peccato purtroppo, conferma Suor Rifugio, ha complicato la vita sulla terra e i doni dati da Dio sono stati dimenticati ma Gesù ha indicato la via dell’Amore Misericordioso che è più grande del Male. L’Amore Misericordioso salva prima se stessi  perché nella preghiera e nell’offerta si impedisce al Male di introdursi. nella coscienza.

La Madre Speranza, chiedeva sempre al Buon Gesù più perfezione per la sue figlie ma vedendo, in estasi, le miserie ed imperfezioni degli Apostoli, capiva che necessitava un cammino di pazienza, di educazione e di crescita. Così come il bambino che vive nell’infanzia il periodo dell’Eden, deve essere educato a permanere il più possibile in questo giardino, così occorre educarsi ad affrontare le difficoltà, le incomprensioni. Gesù stesso, assumendo la natura umana, ha dovuto far fronte a numerose difficoltà e  negatività della vita.

L’immaturità, il malessere e la sensazione di vuoto interiore, dice Elisabettta L. allontanano da Dio e dal prossimo, mentre la crescita interiore porta al confronto con gli altri e alla consapevolezza che la vita va pensata rispetto a Dio. Che cosa è tanto piaciuto a Dio da volere l’uomo simile a Lui e diverso dagli Angeli? Si domanda Elisabetta L.

Gli Angeli sono stati voluti al suo servizio e gli uomini come suoi figli, chiarisce ancora suor Rifugio, con la specialità di far parte della stessa Trinità.

La specialità di far parte della Trinità è dovuta a un progetto particolare? Chiede ancora ElisabettaL.

Il cuore misericordioso di Dio si dilata al pensiero dell’uomo, afferma Suor Rifugio e Rossana ricorda il salmo che recita “Che cos’è l’uomo perché te ne curi e te ne ricordi?”

La risposta, dice Rossana, sta nell’Amore di Dio stesso che ha stabilito un patto di sangue sulla Croce di Cristo, affinché tutti gli uomini fossero fratelli.

Accogliendo le parole di Gesù, che ha promesso di rimanere con gli uomini fino alla fine dei tempi, la scelta ricadrà soltanto su di Lui e non sul Male, afferma Rita R.

La mancata percezione dei propri difetti e debolezze, richiede tuttavia , dice Suor Rifugio, una maggiore attenzione ed invocazione allo Spirito Santo e una disponibilità alla correzione fraterna quale mezzo di crescita spirituale.

La condivisione richiama in ultimo le parole di Madre Speranza sulla Santa Eucarestia.

Sia lode a Dio.

 

 

Franca L.B.