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  11 aprile 2010  

 

 

 


VERBALE DELL’11 APRILE 2010 DOMENICA DEDICATA ALLA DIVINA MISERICORDIA

 

 

La formazione di oggi  propone la lettura della 1^ lettera di San Paolo ai Corinzi 12,1-11 e la meditazione sulla diversità di carismi. “VI SONO DIVERSITA’ DI CARISMII MA UNO SOLO E’ LO SPIRITO” dice l’Apostolo rivolto alla Comunità di Corinto indicando tre condizioni affinché la varietà dei doni sia segno dello SPIRITO SANTO: la fede, l’unità comune e il servizio.
Occorre comprendere allora il significato profondo del termine CARISMA e l’applicazione che ognuno di noi può fare nella sua vita personale, nel gruppo e nell’Associazione.
La parola CARISMA deriva dal greco CHARISMA e significa letteralmente dono, grazia, qualcosa che lo Spirito Santo  fa  a tutti senza che  lo meritassero. Regali gratuiti quindi, fatti da Dio per Amore. Non c’è una gerarchia di carismi tra il LINGUAGGIO DELLA SAPIENZA, LINGUAGGIO DELLA SCIENZA, CARISMA DELLA FEDE, CARISMA DI GUARIGIONE, CARISMA DI MIRACOLI, CARISMA DI PROFEZIA, CARISMA DI DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI, CANTO IN LINGUE, INTERPRETAZIONE DELLE LINGUE citati da San Paolo, perché tutti traggono origine dallo Spirito che è garanzia di unità così come nel corpo, che è uno, ci sono una pluralità di membra collocate per la funzionalità indispensabile del corpo stesso. Le diversità diventano perciò ricchezza per l’unità dei fratelli, che diventano, così, complementari gli uni agli altri, senza alcuna supremazia ma  che collaborano ad edificare il corpo di Cristo, anche attraverso il confronto paziente, l’ascolto reciproco e  la condivisione . Unità non vuol dire inoltre uniformità, proprio in virtù delle diversità dei carismi di ciascuno, che deve ricercare e scoprire dentro di sé per metterli a servizio degli altri. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!” c’è scritto nel Vangelo.
E la Madre Speranza ci esorta a :
“ Vivere uniti come una pigna, solo così il vostro ramo crescerà vigoroso, perché l’unione fa la forza invece se una va da una parte e l’altra dall’altra, sarà sempre una pianta anemica, senza forze e rachitica” ed ancora a “ Essere tutti uniti nell’amore e nella carità del buon Gesù perché ripieni di questo amore possiate estendervi nel mondo intero e possiate essere luce per quanti vi avvicinano. Siate come angeli custodi e  aiutare col vostro esempio tutte quelle anime che cadono, schiacciate dal peso del peccato. Coraggio figli miei!  Non guardate mai a voi stessi, ma lavorate sempre per la gloria del Signore.” (El Pan 21,781)
Presenti: segue elenco

Il Canto dell’Inno dell’Associazione dà sfondo all’inizio dell’incontro e con l’invocazione allo SPIRITO SANTO, il Cantico Dn 3,52-57 “Ogni creatura lodi il Signore” e la riflessione del Cardinal Grocholeswski del 31/3/2004 sulla santità, si condivide la domenica di oggi dedicata alla DIVINA MISERICORDIA.
Seguono gli avvisi sul Convegno del 7 maggio a Collevalenza “Io sono la verità (Gv. 14,5)”
La segretaria introduce la riflessione su riportata e stimola la condivisione sulla lettura della 1^ lettera di san Paolo ai Corinzi. Il gruppo si raccoglie in silenzio per la meditazione.
Bruno S. richiama la promessa di Gesù nelle Beatitudini “Beati i poveri di spirito perché vedranno Dio” e si sofferma sull’importanza del silenzio per la preghiera del cuore e per  una comprensione maggiore delle cose di Dio. La scelta di Dio per ognuno di noi è segno della sua Misericordia a fronte della nostra tiepidezza di cristiani e dei nostri peccati. La scelta è poi connessa al carisma, cioè al dono che ci fa.
Rossana S. riflette sulla Comunione che Dio ha voluto con l’uomo in virtù di Gesù, vittima pasquale che porta noi, quale membra dello stesso corpo, a dare un contributo fattivo alla Comunità con la certezza del suo aiuto.
Il referente religioso, Suor R., ricorda che anni addietro, il gruppo aveva già elaborato i talenti di ognuno perché venissero messi a servizio gli uni degli altri. Dio ci dà un corredo di carismi necessari alla nostra missione. Ci sono perciò carismi per tutte le qualità ma occorre pronta attenzione nell’uso che ciascuno può farne per non soggiacere alle tentazioni della superbia indotte dallo Spirito del male.
Il discernimento dei carismi porta invece alla verità, all’umiltà, al servizio. La Madre Speranza riferiva che il carro di qualità regalatoci, deve essere trasportato per la gloria di Dio Padre non certo per la nostra.
Caterina B. si sofferma sui limiti umani e sulla carenza di opere caricatevoli.
Rodolfo F. e Rita D. in R.  si intrattengono sulla disponibilità dell’associato ALAM sia in famiglia che nel gruppo, evidenziando il giusto equilibrio che deve contemperare l’impegno e non prevaricare la libertà individuale.
“La libertà sta nella verità” perciò interviene il referente religioso, il cristiano deve percorrere il suo cammino di fede con impegno nella misura delle sue forze e possibilità. Non servono giudizi severi né verso se stessi, né verso gli altri perché la responsabilità nelle scelte deve guidare le proprie azioni.
Egidio B. con riferimento alla sua esperienza, riferisce che non sempre il carisma messo a servizio in Parrocchia viene accolto ed impegnato e Luciana S. in P. condivide le difficoltà di inserimento in un ambito  già avviato ed organizzato.
Caterina B. sottolinea le limitazioni dell’uomo intento all’edificazione della Chiesa: ciascuno nel mettersi a servizio, dovrebbe avere l’umiltà di servire senza alcuna prerogativa o preclusione a qualsiasi servizio.
Mariella B. riporta la riflessione sui Carismi affermando che essi vanno offerti in sevizio della Comunità. Ella, memore del percorso di individuazione ricordato da Suor R., riferisce che il suo carisma è “il silenzio”, l’ascolto che si fa saggezza.
Bianca Maria D. dichiara la sua disponibilità in Parrocchia  senza esibizioni personali ma soltanto per servire.
Caterina B. ricorda ancora che spesso il vivere quotidiano priva di spazi disponibili agli altri, perché le responsabilità familiari chiamano comunque a un servizio ricompreso nella propria scelta di missione matrimoniale.
Lo Spirito Santo, dice Suor R., aiuta ed illumina nella valutazione di ogni circostanza.
Gianna C. interviene sostenendo la validità delle scelte familiari in rinuncia di un incontro o tappa spirituale, se dettate da responsabilità e non superficialità.
Franca L. in B. invita a rispondere agli stimoli suggeriti dalle domande di pag. 41 del libretto di formazione:

  1. quali carismi, funzioni o servizi riconosco nella mia vita?
  2. Quale obiettivo  sta suggerendo il Signore alla nostra Comunità per la sua edificazione?
  3. Come posso contribuire per l’unità della mia Comunità?

Dada confida che, prendendo spunto da una trasmissione televisiva in cui gli intervistati si mostravano sicuri dei propri programmi di vita, si è soffermata a riflettere sulle proprie scelte e priorità nelle quali il Vangelo ha rappresentato un allargamento dei suoi orizzonti. Rivivere la Cresima come Sacramento, oggi, da adulta, si è tramutato in desiderio consapevole dell’illuminazione dello Spirito. Le opere di carità svolte nel passato non erano state dettate dall’io cosciente della missione affidata ad ogni credente. E la psicanalisi non le era venuta in aiuto per la ricerca del suo cammino e dei suoi carismi.
Con l’’invocazione sincera allo Spirito Santo cercava l’illuminazione e lo Spirito Santo l’ha condotta nella Comunità dell’Amore Misericordioso. E’ forse questo il suo carisma, la conoscenza dell’Amore Misericordioso, con il quale si deve adoperare verso il prossimo?
Suor R. sottolinea che la carità è il carisma unico con molte sfaccettature e che in una Comunità che necessita di un sistema organizzativo di vita, ogni carisma messo a disposizione diventa servizio. La carità è una via, non indica una via.
La lettura della preghiera di Madre Speranza, tratta da El Pan 18,691-692, ci sollecita a un cammino sereno e fiducioso nel Signore.
“Nessuno è collocato a caso” si legge inoltre nella formazione odierna, perché Dio colloca ogni membro in un posto preciso e con una particolare funzione. Questa sottolineatura della singolarità di ciascuno, esalta il valore di ogni singolo membro.
Caterina B. richiama allora alcune parole della preghiera di Madre Speranza invitando all’offerta dello scoraggiamento.
Caterina C. pensa che il proprio talento “l’accoglienza” non sempre ha un giusto riscontro in famiglia perché esso non è il carisma del coniuge, Roberto.
Suor R. ricorda che nell’unione di coppia non devono sussistere motivi di contrasto e che il giusto equilibrio deve soccorrere nelle diversità,
Roberto C. afferma da parte sua, che nella vita familiare intervengono scelte di conduzione che possono non coincidere con le scelte dell’uno o dell’altra in virtù delle diversità reciproche.
“Accogliete chi è debole nella fede” lettera ai Romani 14, legge allora Roberta S. per stimolare l’accettazione delle diversità.
La lettura rinnovata della preghiera di Madre Speranza, riportata nella riflessione introduttiva della giornata odierna, ci riunisce in spirito.
Seguono avvisi e varie.

Franca